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recensione american
gangster
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Il nome del regista
è, in genere,
una garanzia per la
riuscita di un film.
Ed il nome di Ridley
Scott, regista di
“American Gangster”,
ha confermato la regola.
Questo regista di
inconfondibile stile,
cinque nomination
all’Oscar, senza
mai ricevere in premio
la famosa statuetta,
ha siglato film memorabili
della storia del cinema.
Come non ricordare
“Alien”
e “Blade Runner”,
diventati film cult,
rispettivamente per
il genere fantascienza
e cyberpunk. Scott,
nel realizzare i suoi
film, non ama ripetersi
nei generi. Questo
suo ultimo lavoro:
“American Gangster”
è uno sguardo
freddo ed impietoso
sull’organizzazione
malavitosa americana
attraverso la narrazione
della vita di uno
dei più grandi
trafficanti di droga
statunitensi, Frank
Lucas, interpretato
dal premio Oscar Denzel
Washington. Il gangster
Frank Lucas, a capo
di una |
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fitta
ed organizzata
rete
di trafficanti
di droga,
costruisce
un impero,
un potere
solido
ed intoccabile,
attorniato
dai
suoi
più
stretti
familiari.
Quando
sembra
ormai
impossibile
mettere
i trafficanti
con
le spalle
al muro,
un poliziotto
e uomo
di legge,
il detective
Richie
Roberts
(altro
premio
Oscar:
Russell
Crowe),
riesce
a capire
il filo
che
governa
la trama
della
ragnatela,
l’inferno
dorato
degli
spacciatori,
i loschi
intrighi
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che coinvolgono
malavitosi
e rappresentanti
della legge.
Frank Lucas
nel suo genere
è un
uomo “corretto”,
rispetta i
patti, non
invade il
campo della
concorrenza,
ma morde a
sangue chi
tenta di fregarlo.
Altrettanta
correttezza
caratterizza
il personaggio
del poliziotto
Richie Roberts,
tenace e testardo,
che si fa
strada con
spranghe e
martelli,
attento osservatore
di una rete
di intrighi
che dipana
da solo, fino
alla cattura
del trafficante
Lucas. Tra
i due alla
fine nascerà
un patto,
un sodalizio,
finalizzato
allo smembramento
di quella
stessa rete
d’importazione,
raffinazione
e smercio
di eroina
purissima,
orchestrata
dallo stesso
Lucas. “American
Gangster”
è un
film con un
ritmo serrato
ed incisivo,
che riesce
a catturare
con grinta
l’attenzione
e l’interesse
nonostante
i suoi non
trascurabili
160 minuti
di proiezione.
Campi e piani
di ripresa
costruiti
ad arte, mostrano
una direzione
della fotografia
eccellente,
man forte
nella collaborazione
registica,
contribuendo
a delineare
scene e sequenze
che non scivolano
mai in tempi
morti. La
magistrale
scelta delle
inquadrature,
in “American
Gangster”
non è
finalizzata
al solo scopo
di mostrare
la scenografia,
ma è
in funzione
di cristallizzare
precisi momenti
drammatici
ed emotivi
che danno
un corpo solido
a tutta la
narrazione.
Ed in questo
Ridley Scott
è un
vero maestro
nel raggiungere
l’obiettivo
comunicativo
ed espressivo
che caratterizza
il suo modo
di fare cinema,
il suo sguardo
sulla scena,
sugli attori.
La totale
consapevolezza
della forma
filmica, ha
permesso anche
questa volta
a Scott, di
generare un
prodotto all’altezza
delle aspettative.
Messaggi chiari
e forti, su
quella malavita
organizzata
che si estende
a macchia
d’olio
sul vasto
territorio
di un’America
che non sa
fino in fondo
quale sia
stato il vero
destino toccato
ai soldati
americani
impegnati
sul fronte
vietnamita.
Un film, “American
Gangster”
che si avvale
oltre che
della eccellente
regia, anche
di una recitazione
impeccabile
e straordinaria
dei due premi
Oscar Denzel
Washington
e Russell
Crowe (nel
film recita
un altro premio
Oscar: Cuba
Gooding Jr.),
interpreti
di due personaggi
contrastanti,
in lotta serrata
tra il bene
e il male.
Tematiche
sempre presenti
nelle pellicole
di Scott,
che puntano
tutto sul
dilemma finale,
lo scontro
tra chi vince
e chi perde,
sul duro palcoscenico
della vita.
(recensione
di Rosalinda
Gaudiano
)
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gangster"! |
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