AMABILI RESTI
 
locandina amabili resti

recensione amabili resti

 
Peter Jackson ha uno sguardo ampio, che allarga gli orizzonti degli spettatori e li trascina dentro mondi sospesi tra il reale e il fantastico; lo abbiamo visto con l'epica tolkeniana della trilogia Il Signore degli Anelli e possiamo ammirarlo (forse ancora di più) in quest'ultima difficile trasposizione cinematografica di un'opera letteraria. Amabili resti, tratto dall'omonimo romanzo di Alice Sebold, è un film che va oltre i confini di genere: la drammatica vicenda della giovane Susie Salmon (una sorprendente figlia d'arte irlandese, Saoirse Ronan), uccisa da un maniaco all'età di quattordici anni, si intreccia con la visione onirica di una terra di mezzo tra il nostro mondo e il paradiso dalla quale lei sorveglia la sua famiglia. La sensibilità del regista, ancora una volta in simbiosi con quella del direttore della fotografia Andrew  
 
Lesnie, plasma un film dicotomico in cui un mondo di luce e meravigliose visioni si affianca alle atmosfere naturalistiche, che talvolta diventano cupe fino ad avvicinarsi al thriller. «Abbiamo cercato di mettere in scena una dimensione evocativa ed effimera». Spiega il regista a proposito delle visioni di Susan dopo la morte. «Un luogo misterioso e intangibile, che riflette la personalità di chi vi abita ma che non   recensione amabili resti

presenta nessuna particolare iconografia religiosa». In questo limbo ritroviamo oggetti e luoghi che avevano fatto parte della quotidianità della ragazza, che diventano catalizzatori emotivi e tramiti con i quali lei può restare legata al mondo. E mentre questo mondo parallelo si apre davanti agli occhi degli spettatori, si dispiega il dolore della famiglia e il tentativo di ciascun membro di seguire la propria via per superarlo. Per il padre, per la sorella minore e per la stessa Susie, è pressante il bisogno di avere giustizia, l'ultima ricerca di senso cui aggrapparsi. È difficile rappresentare la sofferenza di una famiglia che perde la propria figlia senza cadere in retoriche abusate e lacrimevoli. Peter Jackson, Fran Walsh e Philippa Boyens, che insieme hanno scritto la sceneggiatura di questo film, ci riescono in una maniera stupefacente, facendoci immedesimare nel punto di vista della giovanissima protagonista, facendoci emozionare e lanciando un messaggio di speranza e amore. Pur affrontando un tema drammatico per eccellenza, il film riesce a rievocare tutte le sfumature della vita: è comica l'energica nonna Lynn, interpretata dalla grande Susan Sarandon, una figura fuori dal comune che cerca di risvegliare la famiglia dal torpore del lutto, è romantico il primo acerbo amore di Susie, è misterioso il modo in cui i vivi e morti continuano a comunicare. Una nota di merito va all'intero cast del film, diretto magistralmente: in certi momenti l'alchimia tra gli attori è veramente palpabile. Tra le altre interpretazioni spicca quella Stanley Tucci, che nelle vesti dell'assassino della porta accanto, fa davvero accapponare la pelle.


(di Maria Silvia Sanna)


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