ventù tatuata e bruciacchiata che ridicolizza la cultura gangster, finendo col ricalcarne le gesta più che atrocemente. Piccole prepotenze da mini boss e del reticolo di rapporti che crea l'indotto: Jake (l’eccezionale Ben Foster) è un piantagrane strafatto che si riibella al capetto. A farne le spese sarà il fratellastro minore (Anton Yelchin che arriva dall'ottima serie "Huff" in tardo orario il venerdì, Italia 1) rapito per caso e ripicca

morto ammazzato per stupidità. Le tragedie sono sempre proporzionate alla faciloneria con la quale s’innescano: più è grande e più disperazione verrà inflitta. La regia è salda, sfrutta lo split-screen per amor di realismo e contemporaneità degli eventi e srotola la trama con chirurgica capacità di coinvolgere. Impone a Sharon Stone una tuta ingrassante - che si nota posticcia - ma riesce a tirarne fuori straordinaria drammaticità e bravura. Incalza senza bisogno di eccessi e trucchetti. Si tratta solo di aspettare quando la pistola spara, man. Perché tu sai che la fossa è già stata scavata.