ALMOST MARRIED - RECENSIONE
 
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Locandina "Almost married"

almost married - recensione

 
Per sfuggire alle costrizioni della sua famiglia ed avere una propria vita indipendente, la venticinquenne Fatma è venuta in Italia, dove ha iniziato a studiare fotografia e si è innamorata di un ragazzo italiano, Davide, con il quale vive felicemente. E’ lei, Fatma Bucak, che riflette attraverso i suo lavoro fotografico il difficile rapporto con le tradizioni dalle quali proviene, testimoniando la sua volontà di rimanervi legata, la protagonista di questo documentario che porta la sua firma anche alla regia, affiancata da Sergio Fergnachino. Un documentario la cui camera di ripresa non fa altro che seguirla, soprattutto dal momento che, dopo anni di silenzio, ha deciso di tornare in Turchia per dire a suo padre, il capo clan, non solo che vive con uomo e che lo vuole sposare, ma che gli farà anche accettare la sua arte.  
 
Un’arte rappresentata da fotografie che la ritraggono in abito da sposa imbavagliata o impiccata, le quali, all’insaputa della sua famiglia, al cui interno ancora oggi i matrimoni vengono combinati, le hanno fatto vincere diversi riconoscimenti internazionali. Perché è proprio all'interno dei suoi autoritratti che Fatma – la quale, appena atterrata in Italia, esclamò: “Caspita, sono finalmente libera, senza il   recensione almost married

controllo di papà” – rivive le storie di molte donne della sua famiglia, destinate ad emergere nel corso di un viaggio nel villaggio curdo, dove i Bucak hanno origine, per il matrimonio di una cugina. Il pretesto per riavvicinarsi al patriarca – di cui apprendiamo anche nozioni dell'attività politica – ed instaurare un dialogo, nell'attesa del quale ascoltiamo i racconti di zie e cugine dalle vite segnate dalle decisioni familiari; mentre, attraverso i suoi occhi e la sua voce narrante, assistiamo al delicato e divertente viaggio alla conquista della propria libertà e del consenso del padre. Aspettando che i suoi genitori facciano conoscenza con quelli di Davide, approdato ad Istanbul, insieme ai genitori, per incontrare i suoi futuri suoceri; fino a vivere in diretta lo scontro tra due generazioni, in lotta tra modernità e tradizione. Per un'operazione sì interessante, ma che rischia, a lungo andare, di spingere lo spettatore a distogliere lo sguardo altrove, in quanto, forse, eccessivamente personale.


(recensione di Francesco Lomuscio)


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