d’entrambe
le etnie:
ha l’esoscheletro,
la coda, la
dentatura
e perfino
il sangue
acido dell’Alien
più
protuberanze
e mandibola
del Predator.
I fattori
alla base
di un probabile
successo al
botteghino
ci sono tutti:
scene d’azione
nate dalla
mente di due
navigati ideatori
d’effetti
speciali come
Greg e Colin
Strause e,
soprattutto,
due vere e
proprie icone
nella storia
del genere
fantascientifico
come Alien
e Predator.
Dulcis in
fundo, la
pellicola
è furbescamente
equipaggiata
di dialoghi
banalmente
telegrafici,
che non arrecano
disturbo allo
spettatore
medio, tutto
preso a trastullarsi
di fronte
ai mostriciattoli
della propria
infanzia e
a sgranocchiare
pop corn.
Il profilo
psicologico
dei personaggi,
ammesso che
ne abbiano
uno, è
del tutto
in ombra.
In fin dei
conti, è
possibile
rinvenire
lampanti pecche
nelle stesse
sequenze in
cui combattono
aspramente
i due antagonisti.
Difatti, inquadrature
troppo ravvicinate,
veloci cambi
d’angolazione
e di punti
di vista e,
infine, un
montaggio
frantumato
(a dir poco
iper-cinetico)
fanno sì
che le scene
alla lunga
risultino
eccessivamente
confuse e
noiose. Ingiustificato
il divieto
di assistere
alla proiezione
ai minori
di diciotto
anni, porre
un limite
agli under
14 sarebbe
stato più
che sufficiente.
Fortunatamente,
(per ora)
all’orizzonte
non si prospetta
ancora una
terza puntata.
(recensione
di Cristina
Caponi)