ALIENS VS. PREDATOR 2
 

recensione aliens vs. predator 2

 
“Sulla terra tutti potranno sentirti urlare”. Così recita l’apocalittica frase di lancio di Alien vs Predator 2. Le grida in questione sono quelle di un manipolo d’uomini e donne, asserragliati nella ridente località di Gunnison, situata fra le pendici del Colorado centrale. Un terribile spettacolo si anima davanti ai loro occhi vitrei dal terrore: le arterie stradali sono teatro di una guerra all’ultimo sangue, che vede schierata la razza degli Alien contro quella guerriera dei Predator. Sull’asfalto metropolitano battuto da una pioggia incessante e lordato dal sangue di vittime innocenti, fra buie reti fognarie e lungo corridoi ospedalieri tramutati in nido d’incubazione per gli Alien, chi fra gli umani avrà salva la pelle? Esce nelle sale italiane il 25 gennaio il sequel horror-fantascientifico di Alien vs Predator. Dimenticate le calotte artiche e i milio-  
 
nari esploratori e avventurieri del primo lungometraggio, nell’ultimo episodio i due acerrimi nemici vengono catapultati nella vita di tutti i giorni. Ma qualcos’altro stuzzica la fantasia dei milioni di fans delle repellenti creature… Nella saga diretta dai fratelli Strause debutta il cosiddetto Predalien, sorta di temprato ibrido fra le due specie. Il mezzosangue extraterrestre racchiude nel proprio DNA pregi e difetti  
d’entrambe le etnie: ha l’esoscheletro, la coda, la dentatura e perfino il sangue acido dell’Alien più protuberanze e mandibola del Predator. I fattori alla base di un probabile successo al botteghino ci sono tutti: scene d’azione nate dalla mente di due navigati ideatori d’effetti speciali come Greg e Colin Strause e, soprattutto, due vere e proprie icone nella storia del genere fantascientifico come Alien e Predator. Dulcis in fundo, la pellicola è furbescamente equipaggiata di dialoghi banalmente telegrafici, che non arrecano disturbo allo spettatore medio, tutto preso a trastullarsi di fronte ai mostriciattoli della propria infanzia e a sgranocchiare pop corn. Il profilo psicologico dei personaggi, ammesso che ne abbiano uno, è del tutto in ombra. In fin dei conti, è possibile rinvenire lampanti pecche nelle stesse sequenze in cui combattono aspramente i due antagonisti. Difatti, inquadrature troppo ravvicinate, veloci cambi d’angolazione e di punti di vista e, infine, un montaggio frantumato (a dir poco iper-cinetico) fanno sì che le scene alla lunga risultino eccessivamente confuse e noiose. Ingiustificato il divieto di assistere alla proiezione ai minori di diciotto anni, porre un limite agli under 14 sarebbe stato più che sufficiente. Fortunatamente, (per ora) all’orizzonte non si prospetta ancora una terza puntata.

(recensione di Cristina Caponi)


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