ALICE IN WONDERLAND
 
locandina alice in wonderland

recensione alice in wonderland

 
Diciamolo subito: per Alice in Wonderland di Tim Burton c'è un'attesa pazzesca. Annunciato da anni come l'opera definitiva dell'eccentrico regista americano papà di Edward mani di forbice, è stato definito già in partenza come un capolavoro, un'opera visionaria e rivoluzionaria. Chi scrive avrebbe voluto confermare queste esigenti aspettative come e più di tutti i fan di Burton, considerandolo un genio e un grande artista del nostro tempo. Purtroppo l'onestà intellettuale impedisce simili affermazioni. Burton ha riscritto la storia di Alice mischiando la storia del classico di Lewis Carroll e del suo seguito Alice nello specchio, trasformando la protagonista in una ragazza di vent'anni in procinto di sposarsi. Sopraffatta dalle nuove responsabilità e dalla paura di entrare definitivamente nel mondo degli adulti,  
 
Alice scappa e si ritrova catapultata nuovamente nel Paese delle Meraviglie. Qualcosa è cambiato però: la giovane non ha memoria del suo precedente viaggio e si trova invischiata in una lotta di potere tra la perfida e sadica Regina Rossa (Helena Bonham Carter) e la dolce ed eterea Regina Bianca (Anne Hathaway). A farle compagnia c'è lo schizzato Cappellaio Matto, interpretato dall'attore feticcio di Burton,   recensione alice in wonderland
Johnny Depp, e le creature che tutti conosciamo: il Leprotto Bisestile, il Bianconiglio, lo Stregatto. Il problema di questa nuova versione della storia di Alice è che l'atmosfera di follia e assurdo caratteristica della favola, è stata completamente abbandonata: Alice diventa una paladina che deve sconfiggere un drago, il suo futuro è già scritto su una pergamena, insomma sembra di assistere ad un qualsiasi racconto fantasy dall'impianto lineare e strutturato. Ma può essere questa l'Alice catapultata in un mondo fatto al contrario dove tutto è illogico e imprevedibile? Per di più la parte visionaria non è mai stata così poco dark e rivoluzionaria: Burton ci ha abituato a ben altro stile e qui sembra aver tenuto a freno la sua fantasia per adattarsi agli standard disneyani. Inutile il 3D: la pellicola è stata girata in 2D e solo successivamente convertita in tre dimensioni. Un'operazione esclusivamente commerciale che non aggiunge nulla al film. Paradossalmente l'unica parte veramente geniale e che più funziona è la scena iniziale, quella del mondo "normale": girata con un'inquietante tonalità di bianco asettico, con personaggi che dovrebbero essere normali, ma che rivelano tratti grotteschi, è un concentrato di fascino e genialità di una decina di minuti. Poi, quando Alice va nel mondo che dovrebbe stupirci, che dovrebbe essere magico e coinvolgente, tutto si appiattisce. Ed è qui il vero problema della pellicola: man mano che la storia va avanti ci si affeziona sempre meno ai personaggi e non ci si emoziona insieme a loro. Insomma mancano la magia e il cuore. E questo da Tim Burton non ce lo saremmo mai aspettati. A salvare la baracca ci pensano gli attori, su tutti la straordinaria Bonham Carter che costruisce il personaggio più riuscito e affascinanate, quella Regina Rossa sanguinaria e dalla testa enorme che diverte e inquieta allo stesso tempo. Se Burton ad inizio carriera aveva interrotto il suo sodalizio artistico con la Disney un motivo ci sarà stato. Tornarci e perdere parte della sua follia visionaria è stato forse un errore. Speriamo che con il suo prossimo film torni a farci vedere le sue meraviglie.

(di Valentina Ariete )


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