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Presentato alla 61ma edizione del Festival di Cannes (2008) nella sezione 'Un certain regard', "Afterschool" è l'opera prima del venticinquenne Antonio Campos, che già nel 2007 aveva raccolto consensi presso il Cannes Film Festival Cinefoundation con il suo corto "Buy it now". Pur ricordando a tratti l'"Elephant" di Gus Van Sant, il giovane regista è una piacevole sorpresa, rivelando uno sguardo attento e particolare nel rappresentare problematiche quanto mai attuali che, spesso, finiscono con l'essere affrontate in maniera banale e noiosa. Il sesso, la droga, il difficile rapporto con i coetanei, la possibilità di essere ovunque e al tempo stesso la sensazione di non appartenere a nessun luogo in particolare: c'è tutto questo nella vita di Robert, adolescente solo e inquieto che frequenta un istituto esclusivo dell'East |
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Cost americana. Mentre gira per la scuola filmando qualsiasi cosa gli capiti a tiro, riprende in diretta la terribile morte per droga di due ragazze tra le più popolari della scuola. È l'inizio di una discesa inesorabile, i cui responsabili - ma presto anche vittime - sono quelle autorità scolastiche che incaricano il ragazzo di continuare a filmare quella che è la quotidianità dell'istituto. Ben presto l'inquietante entusiasmo che ha |
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accolto la proposta di questo 'esperimento' si tramuta in paranoia, che si allarga a macchia d'olio tra insegnanti e studenti, senza alcuna distinzione. È facile intuire come la facciata di perbenismo inizi a sgretolarsi quasi subito. Il problema, piuttosto, è che il mondo degli adulti non riesce più a vedere, a rendersi conto del disagio del protagonista coinvolto in questo progetto. Soprattutto, c'è l'incapacità di riconoscere i limiti che tale esperimento ha: così Campos pone in primo piano quello che è il suo obiettivo principale, ovvero il mostrare come il rapporto tra realtà e virtualità oggi, nell'era di youtube e dei videofonini, è quantomai cambiato. E in negativo. La linea di demarcazione che separa questi due 'mondi' è sempre più sottile, talvolta - come nel caso del film - pressoché inesistente: per casualità e ingenuità, quando il ragazzo si ritrova testimone involontario della morte delle due compagne; per irresponsabilità ed egoismo quando le autorità scolastiche danno il via al progetto. Non c'è più distinzione tra lecito ed illecito, tra possibilità e certezza, tra verosimiglianza e finzione. Tutto è 'normale', e niente è 'diverso'. La morte, come il sesso, sono forse gli unici momenti di 'verità' concessi al protagonista, ormai totalmente incapace di riconoscere se stesso. Ma a quale prezzo?
(di Giulia
Mazza )
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