ABOUT ELLY
 
locandina about elly

recensione About Elly

 
Asghar Farhadi, regista iraniano, ha trentotto anni, circa l'età dei giovani protagonisti del suo ultimo lungometraggio "About Elly", Orso d'argento a Berlino per la miglior regia e premiato al Tribeca Film Festival come Best Narrative Feature. Negli ultimi mesi il cinema iraniano ha prodotto validissimi film come "Donne senza uomini" di Shirin Neshat, "I Gatti persiani" di B. Gobhadi e "Copia conforme" di Kiarostami. "About Elly" s'inserisce nella rosa, raccontando una storia dolorosa, costruita sulla menzogna, il giudizio estremo e la relatività della morale. Un gruppo di giovani amici, nell'Iran contemporaneo, intellettuali e medio borghesi, si riunisce per seguire la proposta di una di loro, Sepideh (Golshifteh Farahani), di passare insieme tre giorni in una grande casa sul mar Caspio. La giovane Sepideh invita anche  
 
l'affascinante e discreta Elly (Teraneh Alidousti), per farla conoscere al suo amico Ahmad (Shahab Hosseini), che vive in Germania ed è appena reduce da un divorzio. L'armonia e la goliardia che s'instaurano nel gruppo vacanziero purtroppo vengono bruscamente interrotte dalla sparizione misteriosa di Elly, che si presume essere finita tra le onde burrascose del mare, forse nel tentativo di salvare il figlio di una delle   recensione about elly
coppie del gruppo. Questo tragico evento scatena tra i giovani membri del gruppo, sensi di colpa, accuse, offese, ed anche gesti violenti, in nome di una morale e di una decenza violata e messa alla berlina da parte delle donne del gruppo, in particolare da Sepideh e dalla stessa Elly, che, a detta degli uomini lì presenti, hanno agito con inganno. Farhadi tesse un quadro inquietante della giovane società iraniana contemporanea, che se pur presente nelle proteste e rimostranze verso la dittatura dell'attuale regime, non riesce a ridefinire i valori ed i diritti attribuibili a tutto il genere femminile. L'essere donna, nell'Iran di oggi, Farhadi lo delinea attraverso la figura di Sepideh che grida a squarciagola, tirando fuori la testa dal finestrino della macchina in corsa, in un atteggiamento di conquista e di rivalsa, di libertà. Mentre, il volto composto di Elly, con il suo segreto, traspare dal vetro del finestrino della macchina. In seguito la situazione si ribalterà e Sepideh rappresenterà quel dualismo identitario ancora succube di una cultura maschilista, che detta valori e costrizioni, capace di mettere sotto processo Elly, dispersa tra le onde del mare ma colpevole di aver oltraggiato i dettami della morale. La mdp a spalla coglie ogni attimo, ogni volto sorridente e minaccioso, senza frapporsi fra lo spettatore e la messa in scena. Farhadi non predilige azioni e non formula giudizi. Fatti e personaggi dirigono i movimenti della macchina e spesso sembra davvero di essere lì, a partecipare al fatto, all'azione, al dialogo concitato, al confronto, alle accuse, in un duello logorante di parole che feriscono più delle lame taglienti, perché sono ordini, inderogabili, sono comandi.



(di Rosalinda Gaudiano)


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