incorporee) si installassero nel nostro sistema nervoso succhiandoci l'anima e usando i nostri corpi come mezzi di esistenza fisica. Vi fa già male la testa? C'è altro. Presto la trama s'accartoccia su dialoghi fuori tempo, fuori sincrono e con una tale comicità involontaria da travolgere la platea senza soluzione di continuità. Piovono personaggi a profusione che inspiegabilmente parlano come gangsta di downtown L.A; i cracker decrittano codici mentre si calano acidi e pensano a rave da organizzare (bella raga!) con la musica del diavolo; famiglie transilvane reclamano a “Chi l'ha visto” figlie aliene; scampoli di X Files scartati e perduti come lacrime nella pioggia s'infrangono su dozzinali allusioni a preti pedofili mentre glifi egiziani come punizioni bibliche si abbattono sulle voragini della sceneggiatura. Fin troppo facile: 6 giorni sulla terra quando bastavano un paio d'ore al cinema per sterminarci. Appena esci dalla sala invochi la poesia disperata di Ed Wood e l'ottusità di Dario Argento ne “Il fantasma dell'Opera”. Al cospetto, capolavori di ingegno.
(recensione di Daniela Losini )