300
 

300 recensione

 
Anno 480 a.C. Come Leonida alla testa di 300 soldati tenne testa per tre giorni all’esercito persiano di re Serse, il più grande che il mondo avesse visto fino a quel momento. C’è chi ha parlato di 2 milioni di soldati, chi di tre, che di duecento mila. Poco importa. Quando la storia si confonde col mito, la cronaca con l’epica, lo storiografo con il poeta, allora la verità assume connotati incerti. La leggenda alimenta se stessa come una palla di neve che rotolando si trasforma in valanga. E l’impresa delle Termopili è diventata una valanga, rotolando giù per il corso dei secoli. Quello che facciamo in vita riecheggia nell’eternità. Tornano alla mente le parole del Gladiatore, non a caso. Prima di Roma, Sparta, civiltà di uomini guerrieri e di donne matrone, di rigore, disciplina, crudeltà. Di sacrifici e onore. Leonida alle Termopili. David lo immorta-  
 
lò in una tela rimasta immortale e ora Frank Miller ne ha tratto un fumetto che per sua naturale evoluzione si è fatto film, 300 di Zack Snyder (già autore del non memorabile L’alba dei morti viventi). Quello che facciamo in vita riecheggia nell’eternità. Basta l’incipit, con l’iniziazione del re-soldato, per rendersi conto di trovarsi di fronte ad un’opera che non è uno scherzo, ma viceversa si presenta fin dal principio come rac-  
conto mitopoietico che utilizza le tecniche di ripresa più all’avanguardia (vedi Sin City) per mantenere intatto lo spirito dell’opera originaria, che mescola i contenuti della storia con il linguaggio del fumetto contemporaneo per narrare gesta e principi dal valore universale, che si serve dello stereotipo e dell’iperbole, del grottesco e del fantastico, per rendere verosimile ciò che altrimenti non potrebbe esserlo. Gli eroi, quelli veri, quelli senza macchia e senza paura, esistono solo nelle pieghe della mitologia e sono bianchi o neri, buoni o cattivi, interferenze di altro tipo non sono concesse. E così Leonida è tutto d’un pezzo come l’iconografia classica ce lo mostra e va incontro alla morte senza tentennamenti perché così è cresciuto, così è stato educato, così deve essere, così come per gli altri 300 opliti risoluti a seguire il capo dovunque li conduca. A lui è riservato tutto il giusto spazio che il personaggio merita, forza, coraggio, nobiltà e tenerezza, forgiare il corpo per forgiare la mente.
- Vi lanceremo così tante frecce che oscureremo il sole - Meglio, vorrà dire che combatteremo all’ombra;
- Consegnate le armi - Perché non venite a prendervele?
Sembrano dialoghi scritti da qualche sceneggiatore di Hollywood invece no, trattasi di Erodoto. Il traditore Efialte, i diecimila Immortali di Serse, i 300 contro il resto del mondo, sembrano tutte invenzioni date in pasto allo spettacolo da action movie e invece no, è tutto vero, tutto tramandato dalla storiografia accettata, tutto remixato a suon di grafica computerizzata, ralenty, addominali scolpiti, cieli plumbei squarciati da fulmini espressionisticamente minacciosi.
Il timore di essere didascalici o retorici o roboanti è lasciato fuori dalla porta perché proprio di questi ingredienti la ricetta è composta e funziona, avvincente e appassionata. Una ricetta che non è che una battaglia, ma che battaglia! Le Termopili. Meglio questa da sola che tutti gli Alexander, i Troy, i signori degli anelli messi insieme.


(recensione di Mirko Nottoli )

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