conto mitopoietico
che utilizza
le tecniche
di ripresa
più
all’avanguardia
(vedi Sin
City) per
mantenere
intatto lo
spirito dell’opera
originaria,
che mescola
i contenuti
della storia
con il linguaggio
del fumetto
contemporaneo
per narrare
gesta e principi
dal valore
universale,
che si serve
dello stereotipo
e dell’iperbole,
del grottesco
e del fantastico,
per rendere
verosimile
ciò
che altrimenti
non potrebbe
esserlo. Gli
eroi, quelli
veri, quelli
senza macchia
e senza paura,
esistono solo
nelle pieghe
della mitologia
e sono bianchi
o neri, buoni
o cattivi,
interferenze
di altro tipo
non sono concesse.
E così
Leonida è
tutto d’un
pezzo come
l’iconografia
classica ce
lo mostra
e va incontro
alla morte
senza tentennamenti
perché
così
è cresciuto,
così
è stato
educato, così
deve essere,
così
come per gli
altri 300
opliti risoluti
a seguire
il capo dovunque
li conduca.
A lui è
riservato
tutto il giusto
spazio che
il personaggio
merita, forza,
coraggio,
nobiltà
e tenerezza,
forgiare il
corpo per
forgiare la
mente.
- Vi lanceremo
così
tante frecce
che oscureremo
il sole -
Meglio, vorrà
dire che combatteremo
all’ombra;
- Consegnate
le armi -
Perché
non venite
a prendervele?
Sembrano dialoghi
scritti da
qualche sceneggiatore
di Hollywood
invece no,
trattasi di
Erodoto. Il
traditore
Efialte, i
diecimila
Immortali
di Serse,
i 300 contro
il resto del
mondo, sembrano
tutte invenzioni
date in pasto
allo spettacolo
da action
movie e invece
no, è
tutto vero,
tutto tramandato
dalla storiografia
accettata,
tutto remixato
a suon di
grafica computerizzata,
ralenty, addominali
scolpiti,
cieli plumbei
squarciati
da fulmini
espressionisticamente
minacciosi.
Il timore
di essere
didascalici
o retorici
o roboanti
è lasciato
fuori dalla
porta perché
proprio di
questi ingredienti
la ricetta
è composta
e funziona,
avvincente
e appassionata.
Una ricetta
che non è
che una battaglia,
ma che battaglia!
Le Termopili.
Meglio questa
da sola che
tutti gli
Alexander,
i Troy, i
signori degli
anelli messi
insieme.
(recensione
di Mirko
Nottoli
)