14 ANNI VERGINE
 
locandina 14 anni vergine

recensione: 14 anni vergine

 
Altra commedia americana, l’ennesima di una lunga lista, sulla difficoltà di un giovane adolescente nell’ambientarsi in una nuova realtà scolastica, quella del liceo. In particolare di un ragazzo un po’ diverso, senza eccessi e fuori dai canoni tradizionali, e per questo deriso e vittima di angherie dei prepotenti (il cosidetto fenomeno del “bullismo” tanto di moda in questi mesi). Nonostante sia ben diretto dal regista Christian Charles, che ha cercato di dargli un tocco da film di scuola deglia anni ’80, il film non riesce mai a decollare pienamente, frutto della pochezza della sceneggiatura e di un soggetto molto discutibile, e di una recitazione sicuramente non di alto profilo. Ha un sussulto è vero nella parte centrale, quella in cui si “realizzano” le bugie dette da Sam Leonard, interpretato da Ryan Pinkston, dove  
 
effettivamente ci sono alcune trovate molto valide e divertenti, ma che comunque non riescono a tenere per tutta la durata del film. Il film affronta un tema ormai attuale, quello del bullismo, sottolineando le difficoltà che hanno soprattutto i ragazzi in età di pubertà di essere se stessi, cercando sempre di “apparire” diversi da come si è col solo scopo di essere accettati dal gruppo, evitando così i rischi che comporta   recensione 14 anni vergine
“l’essere presi di mira” a scuola. Uniformarsi quindi, ai canoni di una società che almeno a 14 anni dovrebbe avere dei miti diversi che “l’avercelo più lungo o possedere una macchina”. Una nota per concludere. Ancora una volta la traduzione del titolo "14 anni vergine" non rende merito all’originale ("Full of it"), rimarcando come in Italia si senta il bisogno costante di inscrivere un film in un determinato genere, limitando così la visione solamente ad una fetta di persone e cercando soprattutto di sfruttare il successo che titoli simili hanno avuto in precedenza. Sacrificando, come spesso è successo nella storia del cinema, il lavoro e la fatica di altri, in nome del dio denaro. L’obiettivo è vero (e tutto sommato plausibile) che sia vendere il più possibile, ma non sempre il fine giustifica i mezzi.


(di Mauro Missimi )


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