America 1878. Una
piccola comunità
è assediata
nel proprio villaggio
da mostruose creaturre
che vivono nei boschi.
Seguendo la forza
dell'amore, Ivy Walker
(Bryce Dallas Howard),
non vedente, affronta
la foresta per raggiungere
la città, dove
poter comprare le
medicine che salveranno
il promesso sposo
Lucius Hunt (Joaquin
Phoenix). Film politico,
si è detto
di questo The Village.
Il regista d'origine
indiana M. Night Shyamalan
non rifiuta l'interpretazione,
e ammette di averlo
scritto sull'onda
emotiva dell'11 settembre
e a ridosso della
campagna dei neocon
denominata "shock
and awe" ("sconvolgi
e intimorisci",
ma "awe"
è anche "assoggettare").
La paura è
protagonista della
storia (e della Storia...),
quindi, perché
impedisce agli uomini
del villaggio di fare
qualunque cosa al
di fuori del perimetro
dello stes-
so.
Siccome
al concetto
di paura
associamo
l'idea
del
buio,
Shyamalan
sceglie
un personaggio
che
con
il buio
convive
da sempre,
Ivy,
come
tramite
verso
la luce
e la
verità.
Verità
che
è
la seconda
protagonista
di The
Village.
È
la sua
assenza
a creare
i presupposti
della
vicenda:
la paura
rende
ciechi
e quindi
non
permette
di contemplare
con
lucidità
le verità
del
mondo
e della
vita.
Il terzo
elemento
fonda-
mentale
è l'amore,
che dà
alla ragazza
la forza necessaria
per varcare
i confini
strettissimi
del "conosciuto".
Shyamalan
costruisce
il film in
maniera formidabile,
facendo subito
intuire -
al di là
del colpo
di scena finale
che ribalta
il punto di
vista come
già
nel Sesto
senso e in
Unbreakable
- come la
comunità
fondata sulla
politica
dello "shock
and awe"
sia menomata.
Non solo metaforicamente
(la cecità
di prima),
ma esplicitamente.
I "padri"
hanno perso
un affetto
in modo violento
e non sono
riusciti e
elaborare
il lutto (la
prima inquadratura
del film mostra
dall'alto
Brendan Gleeson
riverso su
una bara).
I "figli",
invece, sono
senza sguardo
(Ivy), senza
parole (Lucius),
senza senno
(Noah Adrien
Brody)...
Lavorando
con lentezza
nella messa
in scena,
ispirandosi
a livello
di immaginario
al gotico
americano,
a Cime tempestose
e alle fiabe
dei fratelli
Grimm, Shyamalan
racconta allora
un'America
oscura, ferita
e assoggettata.
Soprattutto
per colpa
di se stessa.
(di Mauro
Gervasini
- Film TV)