Marieta è una
prostituta che batte
il marciapiede sulle
squallide strade della
Spagna, con un sogno
nel cassetto: quello
di diventare donna
a tutti gli effetti.
Proprio così:
Marieta all’anagrafe
fa di nome Adolfo,
proprio come il padre,
e come il suo vecchio
ha in mezzo alle gambe
quel pezzo di carne
che, lungo ben venti
centimetri, le provoca
un certo senso di
repellenza. Tra sogni
a base di canzonette
e la ricerca di un
lavoro diverso da
quello che svolge,
Marieta cercherà
in ogni modo di arrivare
a sottoporsi a quella
tanto desiderata operazione,
nonostante sulla sua
strada le si presentino
non pochi ostacoli:
un inquilino che le
chiede dei soldi per
un affare che non
andrà mai in
porto, una strana
storia d’amore
con un tizio che lavora
al mercato e che la
desidera soltanto
per le notevoli dimensioni
del
suo
attributo,
e la
narcolessia,
che
la fa
addormentare
sempre
nei
momenti
meno
opportuni.
Secondo
lungometraggio
diretto
dallo
spagnolo
Ramon
Salazar,
già
responsabile,
nel
2002,
di 'Piedras',
'20
centimetri'
si presenta
immediatamente
come
l’ennesima
commedia
piccante
che
cerca
di rileggere
temi
tanto
cari
al pluriosannato
Pedro
Almodovar,
tra
universo
trans
e rapporti
omosessuali,
tanto
che,
alla
bra-
va
e promettente
Monica Cervera
di 'Crimen
perfecto',
troviamo quella
Rossy De Palma
apparsa in
non poche
pellicole
dell’autore
de 'La mala
educacion'.
L’elemento
frizzante
ed originale
è da
ricercarsi
esclusivamente
nei colorati
intermezzi
musicali,
nel corso
dei quali
emerge tutta
la bravura
del direttore
della fotografia
Ricardo De
Gracia, commentati
da riletture
di vecchi
hit come 'I
only want
to be with
you' e 'True
blue', uno
dei quali
richiama inevitabilmente
l’arcinoto
videoclip
'Thriller'
di Michael
Jackson. Per
il resto,
la descrizione
degli squallidi
ambienti frequentati
dalla protagonista
non sembra
essere altro
che il volgare
pretesto per
fare gratuitamente
largo a scenette
che, secondo
il regista,
dovrebbero
suscitare
risate, ma
che finiscono
per risultare
soltanto stupide
e forzate
in una maniera
sconcertante
(per quale
motivo dovremmo
ridere ogni
volta che
assistiamo
ad un rapporto
sodomidico
o ad una eiaculazione
su oggetti
vari?), tanto
da far rivalutare
perfino la
più
becera e bassamente
colta commedia
tricolore
e non. Forse,
se si fosse
puntato maggiormente
sul lato musical-onirico
il prodotto
avrebbe funzionato
meglio, Salazar,
invece, non
fa altro che
ricordarci,
per tutta
la vicenda,
che Marieta
vuole una
vagina tra
le gambe,
riservandoci
una pellicola
che non manca
di annoiare
lo spettatore,
a causa soprattutto
della sua
eccessiva
lunghezza,
la quale va’
ben oltre
quei fastidiosi
20 centimetri!