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Dai,
su, ancora un piccolo sforzo,
e anche sui nostri grandi
schermi si potrà
vedere quel cinema di cui
andiamo favoleggiando da
tempo. Quel cinema di genere
che pare morto in Occidente,
mentre dimostra vitalità
altrove. Certo, ci vorrebbe
qualcuno tra i nostri santissimi
distributori che avesse
perlomeno una parvenza dei
criteri con i quali scegliere.
Perché le ragioni
della distribuzione di un
action come Tube
sono lontane dalla conoscenza
di Dio e degli uomini. Il
film di Woon-hak
Baek e tutt'altro
che rappresentativo della
bontà di una cinematografia
e, appunto, di un genere.
Che sia una copia di Speed,
con una spruzzata di - lo
ricordate? - A 30 secondì
dalla fine, non è
un problema. Purtroppo Tube
sta al thriller d'azione
coreano quanto un Albert
Pyun qualsiasi sta al corrispettivo
americano. Si guarda anche,
ma è |
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senza
ispirazione, poco sciolto
e sovente tirato via. Se
si deve pescare nell'oceano
orientale, lo si faccia
con cognizione di causa.
Come ha già dimostrato
l'uscita del pessimo Nowhere
to Hide, a chi decide e
compra sarebbe sufficiente
un titolo "straniero"
qualsiasi per assicurarsi
il gradimento e il plauso
dei cultori, e per fare
un servizio al bel cinema.
Non è così:
non tutto ciò che
luccica è oro. Molte
sparatorie,
esplosioni, corse contro
il tempo e gli ostacoli.
Ma anche un poliziesco con
Jeff Fahey ce l'ha. Perché
non si fa vedere Shiri,
invece?
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Pier
Maria Bocchi (Film
TV) |
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