TOKYO GODFATHERS
 

recensione tokyo godfathers

 
'Tokyo Godfathers' è una favola divertente intrisa di speranza. Ispirandosi al western di John Ford “In nome di Dio” (“Three Godfathers” del 1948) tratto dall’omonimo romanzo di Peter B. Kyne, Satoshi Kon costruisce un film dove miscela con maestria la parabola del natale con vari risvolti umoristici che ne alleggeriscono il simbolismo religioso. Tre barboni, il sedicente ex ciclista alcolizzato Gin, il travestito in cerca di maternità Hana e l’adolescente Miyuki scappata di casa a seguito di una furibonda lite con il padre, mentre rovistano nella spazzatura trovano una bambina abbandonata. Hana crede che le sue continue preghiere siano state esaudite e si appropria della bambina battezzandola Kiyoko ma ben presto deve cedere alle pressioni di Gin e Miyuki che, aiutati dal ritrovamento di un biglietto da visita, convincono il ritro-  
 
so travestito a mettersi alla ricerca dei genitori della neonata. Nel corso del loro turbolento e tragicomico viaggio, i tre improvvisati detective si trovano a confrontarsi con le loro storie personali dando così ad ognuno la possibilità di sublimare la propria condizione. Il continuo intrecciarsi della linea narrativa principale con le vicende personali dei protagonisti, il montaggio serrato, la cura minuziosa per il dettaglio e la musica originale e  
innovativa di Keiichi Suzuki donano al film un ritmo crescente che trova nel finale il suo pieno completamento. Il versante emotivo/passionale dei personaggi si trova così in perfetto equilibrio con la dimensione ironico/grottesca permettendo a Kon di regalare agli spettatori un film di irresistibile dinamismo permeato di magia. Note e curiosità: questo è il terzo film di Kon, ormai considerato uno dei maestri dell’animazione giapponese. Si fa notare come scenografo e artista del layout in Patlabor 2 di Oshii Mamoru e in “Memories” di Katsuhiro Otomo, per il quale realizza le animazioni dell’episodio “Magnetic Rose”. La Madhouse, una delle più importanti case di produzione di animazione giapponese, gli affida la regia di Perfect Blue (1997) e di Millennium Actress (2001), le cui locandine si vedono in uno spezzone all’inizio del film. Perfect Blue, un giallo in molti punti alla Dario Argento anni 70, pensato inizialmente per l’home video come OAV, é stato realizzato come film per le sale cinematografiche e lanciato sul mercato internazionale, ma da noi distribuito solo in videocassetta. Tokyo Godfathers è poesia ricca di suspense che arriva diretta al cuore senza lasciarsi mai permeare da un sentimentalismo di facciata.

(di Emanuele Pierozzi)
 
 
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