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“Un
tocco di zenzero”
è una
commedia culinaria
firmata dal
greco Tassos
Boulmetis che
in Grecia e
Spagna ha già
fatto il record
al botteghino.
Protagonista
della vicenda
è Fanis
(Georges Corraface
da adulto, Markos
Osse da bambino),
brillante insegnante
di astrofisica
che in procinto
di partire per
le vacanze viene
a sapere che
il nonno gli
farà
una sorpresa
venendolo a
trovare. Ma
durante i preparativi
per il pranzo
riceve la notizia
che è
stato ricoverato
d’urgenza
in ospedale.
Un lungo movimento
di macchina
che ci restituisce
una singolare
veduta aerea
dei tetti di
Istanbul ci
conduce indietro
nel tempo. La
voce di Fanis
ripercorre così
la sua esistenza
e il suo ricordo
ci porta nella
bottega di spezie
del nonno Vassilis
(Tassos Bandis),
un ‘saggio
gastronomo’
che iniziava
il nipote ai
misteri della
cucina, frequentata
dall'ami- |
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Nonostante
Tassos Boulmetis
abbia sceneggiato
e diretto in
chiave autobiografica,
tuttavia l'
impressione
di fondo e'
di trovarsi
di fronte ad
un' operazione
economica studiata
a tavolino,
almeno per quanto
riguarda la
prima parte.
Abbondanza di
mezzi, esterni
digitali, inquadrature-cartolina,
velatura di
melassa e ironia
di bocca buona
ogni minuzia
messa in bella
mostra. Le immagini
trasmettono
così
l' effetto finzione
di uno spot
da ente turistico
per un tipico
prodotto da
esportazione.
Protagonista
George Carraface,
lanciato a suo
tempo a livello
internazionale
dal "Mahabharata"
di Peter Brook
e un cast -
di estrazione
prevalentemente
teatrale - un
po' ridotto
a galleria di
macchiette,
anche se alcuni
bizzarri acuti
di spirito ottengono
la risata. Negli
accadimenti
tragici e determinanti
(il ricatto
tra isla- |
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ca
Saime, grande
amore della
sua vita. L’infanzia
felice di Fanis
viene però
spezzata dall’espulsione
della sua famiglia
dalla Turchia
per motivi di
carattere politico-religioso.
Ritrovatosi
ad Atene il
ragazzo si chiude
nel suo mondo
interiore e
vive nella speranza
di rivedere
il nonno che,
per paura di
non poter più
rientrare in
patria, non
verrà
mai a trovarlo.
Quando si troverà
al suo capezzale,
Fanis adulto
si dovrà
così
confrontare
con il suo passato
e con il suo
antico amore.
“Un tocco
di zenzero”
miscela, sinceramente
in maniera un
po’ leziosa,
poesia, nostalgia
e amore. L’arte
della cucina
viene vista
come la metafora
della vita dove
il cibo diviene
mezzo per interpretare
le sfaccettature
che compongono
la nostro anima.
Seppur efficiente
e brioso nella
sua costruzione,
colorito e pittoresco
nella descrizione
dei personaggi
che caratterizzano
la famiglia
di Fanis, rimane
convenzionale
nella ‘scrittura’
soprattutto
quando si immette
nel fantastico.
Centrale ma
fin troppo proposto
è il
tema della ricerca
della felicità
attraverso i
rapporti umani
dove la cucina
o l’abilità
del cucinare
e gustare sono
il luogo di
confronto. Molto
interessante
invece lo spaccato
dei difficili
rapporti tra
Greci e Turchi
negli anni Sessanta
che fa da sfondo
alla vicenda.
È lo
stesso regista
a precisare
che nel titolo
originale Politiki
kousina, "politiki"
è scritto
tutto in maiuscolo
per non fare
capire dove
si trova l'accento
lasciando così
aperto il significato.
Infatti, Polìtiki
kousina significa
cucina di Istanbul,
mentre Politikì
kousina significa
"cucina
politica",
e allude all'influsso
che i fatti
politici hanno
nelle loro vite.
Leggero e mai
pretenzioso
è un
film dedicato,
quindi, agli
amanti della
buona cucina
che amano le
storie a lieto
fine. |
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mizzazione
ed espulsione,
i programmi
rieducativi
del regime dei
colonnelli,
l' impotenza
rassegnata di
gente comune
come i greci
di Costantinopoli,
malvisti da
entrambi i nazionalismi,
dunque stranieri
nell' uno e
nell' altro
paese) non si
va' al di la'
della torva
personificazione
dell' autorita',
delle lacrime
dei distacchi,
della rappresentazione
di una comunita'
spezzata, claustrofobicamente
attaccata al
rito collettivo
della tavola.
Certo affascina
l' alchimia
delle spezie,
sebbene elevarla
a filosofia
fa' sorridere.
Poi pero', quando
si arriva all'
oggi, si fanno
spazio l' interiorita'
e la riflessione,
il raccontarsi
assume un' aria
piu' sincera
e aperta, la
matura, sommessa
sofferenza coinvolge.
Nell' amara
consapevolezza
che non basta
il coraggio
di cambiamenti
radicali quando
il destino del
singolo e' segnato
da forze - in
questo caso
si chiama militarismo
- al di sopra
di tutto, e
nessuno puo'
restituirgli
la promessa
di felicita'
di un amore
perduto nel
tempo. |
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