UN TOCCO DI ZENZERO
 
 

di Emanuele Pierozzi

 

di Fedro

“Un tocco di zenzero” è una commedia culinaria firmata dal greco Tassos Boulmetis che in Grecia e Spagna ha già fatto il record al botteghino. Protagonista della vicenda è Fanis (Georges Corraface da adulto, Markos Osse da bambino), brillante insegnante di astrofisica che in procinto di partire per le vacanze viene a sapere che il nonno gli farà una sorpresa venendolo a trovare. Ma durante i preparativi per il pranzo riceve la notizia che è stato ricoverato d’urgenza in ospedale. Un lungo movimento di macchina che ci restituisce una singolare veduta aerea dei tetti di Istanbul ci conduce indietro nel tempo. La voce di Fanis ripercorre così la sua esistenza e il suo ricordo ci porta nella bottega di spezie del nonno Vassilis (Tassos Bandis), un ‘saggio gastronomo’ che iniziava il nipote ai misteri della cucina, frequentata dall'ami-   Nonostante Tassos Boulmetis abbia sceneggiato e diretto in chiave autobiografica, tuttavia l' impressione di fondo e' di trovarsi di fronte ad un' operazione economica studiata a tavolino, almeno per quanto riguarda la prima parte. Abbondanza di mezzi, esterni digitali, inquadrature-cartolina, velatura di melassa e ironia di bocca buona ogni minuzia messa in bella mostra. Le immagini trasmettono così l' effetto finzione di uno spot da ente turistico per un tipico prodotto da esportazione. Protagonista George Carraface, lanciato a suo tempo a livello internazionale dal "Mahabharata" di Peter Brook e un cast - di estrazione prevalentemente teatrale - un po' ridotto a galleria di macchiette, anche se alcuni bizzarri acuti di spirito ottengono la risata. Negli accadimenti tragici e determinanti (il ricatto tra isla-
 
 
 
ca Saime, grande amore della sua vita. L’infanzia felice di Fanis viene però spezzata dall’espulsione della sua famiglia dalla Turchia per motivi di carattere politico-religioso. Ritrovatosi ad Atene il ragazzo si chiude nel suo mondo interiore e vive nella speranza di rivedere il nonno che, per paura di non poter più rientrare in patria, non verrà mai a trovarlo. Quando si troverà al suo capezzale, Fanis adulto si dovrà così confrontare con il suo passato e con il suo antico amore. “Un tocco di zenzero” miscela, sinceramente in maniera un po’ leziosa, poesia, nostalgia e amore. L’arte della cucina viene vista come la metafora della vita dove il cibo diviene mezzo per interpretare le sfaccettature che compongono la nostro anima. Seppur efficiente e brioso nella sua costruzione, colorito e pittoresco nella descrizione dei personaggi che caratterizzano la famiglia di Fanis, rimane convenzionale nella ‘scrittura’ soprattutto quando si immette nel fantastico. Centrale ma fin troppo proposto è il tema della ricerca della felicità attraverso i rapporti umani dove la cucina o l’abilità del cucinare e gustare sono il luogo di confronto. Molto interessante invece lo spaccato dei difficili rapporti tra Greci e Turchi negli anni Sessanta che fa da sfondo alla vicenda. È lo stesso regista a precisare che nel titolo originale Politiki kousina, "politiki" è scritto tutto in maiuscolo per non fare capire dove si trova l'accento lasciando così aperto il significato. Infatti, Polìtiki kousina significa cucina di Istanbul, mentre Politikì kousina significa "cucina politica", e allude all'influsso che i fatti politici hanno nelle loro vite. Leggero e mai pretenzioso è un film dedicato, quindi, agli amanti della buona cucina che amano le storie a lieto fine.   mizzazione ed espulsione, i programmi rieducativi del regime dei colonnelli, l' impotenza rassegnata di gente comune come i greci di Costantinopoli, malvisti da entrambi i nazionalismi, dunque stranieri nell' uno e nell' altro paese) non si va' al di la' della torva personificazione dell' autorita', delle lacrime dei distacchi, della rappresentazione di una comunita' spezzata, claustrofobicamente attaccata al rito collettivo della tavola. Certo affascina l' alchimia delle spezie, sebbene elevarla a filosofia fa' sorridere. Poi pero', quando si arriva all' oggi, si fanno spazio l' interiorita' e la riflessione, il raccontarsi assume un' aria piu' sincera e aperta, la matura, sommessa sofferenza coinvolge. Nell' amara consapevolezza che non basta il coraggio di cambiamenti radicali quando il destino del singolo e' segnato da forze - in questo caso si chiama militarismo - al di sopra di tutto, e nessuno puo' restituirgli la promessa di felicita' di un amore perduto nel tempo.
 
 
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