Buona notizia. Il
Wenders
di La terra
dell'abbondanza
non è quello
dei suoi lontani tempi
migliori ma non è
neppure quello noioso
degli ultimi tempi,
guru e predicatore.
È un Wenders
inaspettato, con una
visione particolare
e personale dell'America:
che non è la
biblica terra della
pienezza dove scorrono
latte e miele. Il
titolo del film è
figura retorica di
inversione e antitesi.
Nell'America di Downtown
Los Angeles, con i
poveracci
senza casa che dormono
sotto i cartoni sui
marciapiedi, si incontrano
l'invasato e paranoico
Paufe l'idealista
e umanitaria Lena.
Il film sta in questo
triangolo: una città
abitata dagli ultimi
degli umiliati, un
veterano del Vietnam
che continua a condurre
la sua guerra contro
nemici che stanno
dappertutto e complottano
contro la libertà
del suo paese, una
giovane donna che
ha vis suto in Africa
e in Medio Oriente
e che adesso,
tornata
in patria,
vuole
dedicarsi
ai dannati
della
sua
terra.
I due
sono
zio
e nipote,
non
si conoscono,
cominciano
a sfiorarsi,
si trovano
insieme
a scoprire
cosa
c'è
dietro
l'omicidio
di un
povero
pakistano.
E dietro
non
c'è
il complotto
mondiale
che
Paul
sospetta.
C'è
soltanto
il naufragio
casuale
di una
vita
oscura
e sfortunata
come
tante.
Wenders
si ritrae,
lavora
su personaggi
e luoghi
, stringe
il quadro,
fa dell'A-
merica
del dopo 11
settembre
il paese dell'angosciante
attesa di
una nuova
catastrofe,
terra di povertà,
di isolamento
paranoico
e di slanci
ideali. Di
città
spettrali
con una Missione
come ancoraggio
provvisorio
e di: un deserto
con un'altrettanto
fantomatica
cittadina,
quattro baracche,
dove le storie
finiscono
per dissolversi,
dove Paul
e Lena cominciano
a ritrovarsi
prima di partire
in pellegrinaggio.
verso Ground
Zero. Dice
Paul che quel
buco nero
nel cuore
dell'America
se lo immaginava
più
grande. Lena
gli chiede
di ascoltare
il silenzio.
E Leonard
Cohen, canta
la title song.
Niente prediche.
Ripartire
dal poco.
Affezionarsi
a un'immagine
vibrante,
come quella
di un colibrì
magicamente
sospeso nell'aria.
(di Bruno
Fornara
- Film
TV)