Da qualche anno, uno
degli sport critici
più in voga,
almeno in Italia,
è "sparare
su Spielberg":
troppo buono, troppo
bravo, troppo favolistico.
È stato detto
di quella favola nerissima
che era A.l.
(dove la morte ti
concede solo un attimo
per rivedere una persona
cara), come di quell'istantanea
appena futuribile
che era Minority
Report (dove
il nostro mondo è
talmente carcerario
che, per non restarne
intrappolati, si può
solo isolarsi nella
solitudine della lettura).
Avranno buon gioco
i detrattori con questo
Terminal,
film lieve e quasi
dichiaratamente "minore"
(come non era Prova
a prendermi, uno dei
grandi film della
passata stagione,
nonostante l'apparente
tono brillante), per
il quale si è
già citato
a più riprese
Frank Capra, al quale
Spielberg si è
apertamente rifatto,
come a molta della
commedia
americana,
sociale
e rooseveltiana,
degli
anni
'30.
E Capra
sia.
Buono
solo
in apparenza,
attento
alle
numerose
figure
di contorno
che
rappresentano
gli
strati
sociali
e le
fisionomie
psicologiche
del
melting
pot,
capace
di tratteggiare
cattivi
a tutto
tondo
che
paiono
usciti
da un
cartoon,
sicuro
che
la solidarietà
tra
onesti
disgraziati
alla
fine
trionferà,
abile
nel
trasformare
storie
ai confini
della
realtà
in minu-
ziosi,
realistici
apologhi quotidiani:
Spielberg
ha ereditato
queste caratteristiche
da Frank Capra,
oltre a una
folgorante
scansione
dei diaIoghi,
all'abilissima
orchestrazione
dei personaggi,
alla percezione
profonda di
una malinconia
esistenziale
e di un'ingiustizia
non sotterranea
ricorrenti
nel nostro
mondo. The
Terminal
è una
scommessa,
tra il personale
dell'aeroporto
e il passeggero
senza patria
Viktor
Navorski,
sulle sue
possibilità
di sopravvivenza
all'interno
del .. terminal
internazionale
e del Gate
67, e tra
Spielberg
e gli spettatori,
sulle sue
capacità
di tenerci
agganciati
in quello
spazio chiuso
e quell'evento
minuscolo
per 132 minuti.
La vincono
entrambi,
i due solitari
sognatori.
Qualcuno dice
già
che il film
è noioso,
non abbastanza
kafkiano.
No, è
"capriano".
Ma questo
non è
forse un complimento?
(di Emanuela
Martini
- Film
TV)