STRISCIA, UNA ZEBRA ALLA RISCOSSA
 

recensione

 
Prendendo a prestito un commento fatto in USA all’uscita del film, direi che Striscia una zebra alla riscossa e’ un “Babe wannabe”. La simpatica originale commedia con protagonista un maialino viene presa ad ispirazione e trasposta su una Zebra che crede di essere un cavallo da corsa. Il progetto, dedicato alle famiglie, e’ un cocktail di azione sentimento e humour come il filone impone. Il soggetto originale ed ispirato non trova conferma nello sviluppo della sceneggiatura. Nel corso degli ultimi anni lo spettatore e’ stato abitutato a vedere maiali che addomesticano pecore, cani poliziotto, volatili cecchini ed altro che fino a poco prima sembrava sovvertire le leggi di Madre Natura. Sara’ anche a causa di questa nuova abitudine che abbiamo la sensazione di vedere un susseguirsi di situazioni gia’ viste, o comunque facilmente prevedibi-  
 
li. La vicenda umana dei Walsh, Bruce Greenwood alias Nolan (thirteen days) e Hayden Panettiere alias Channing (Ally McBeal) che ruota intorno alla scomparsa della moglie e madre in un incidente di cavallo non incide nello spessore dei personaggi, ma ha poco piu’ che lo scopo di rendere credibile la storia di Striscia e della variopinta compagnia a quattro zampe. Lo humour non trova mai un momento esplosivo,  
ma solo qualche ghigno dato dalla caratterizzazione forte degli animali, il cane pigro, le mosche cantanti insopportabili, il pellicano mafioso. A volte ci si e’ lasciati prendere dallo scopiazzare personaggi gia’ visti: la scena del postino e’ girata similmente alla scena di Jesus ne “Il Grande Leboswky” dei Coen senza sortire lo stesso effetto epico. Ci si emoziona durante le corse, ma il buon ritmo delle immagini non basta a rendere vibrante una scena dagli esiti mai messi in discussione. La parte meglio riuscita e’ il lavoro dei tecnici. Gli addestratori sono riusciti a far cavalcare una zebra, animale selvaggio per eccellenza, e a farle sopportare la presenza di decine di purosangue (bella la sequenza notturna della corsa clandestina). Gli animatori hanno reso assolutamente realistici i movimenti degli animali durante i dialoghi. Apprezzabile la scenografia che ha tramutato una fattoria in rovina sudafricana in una quieta zona del Kentucky . Alla fine del film saranno soddisfatti solo i piu’ piccoli ma il resto della famiglia, fratelli compresi, resta non entusiasta.

(di Christian Cinetto)
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