STEALTH - ARMA SUPREMA
 

stealth recensione

 
"Stealth" è molto bello sul piano della fotografia e del montaggio, in particolare gli effetti visivi prodotti dallo straordinario repertorio tecnico del montaggio lo rende uno dei migliori nel suo genere. Ma per esigenze di azione la pellicola cura troppo poco la trama che appare scarsamente elaborata soprattutto per quanto riguarda la consistenza del filo concettuale e di pensiero che un racconto anche di azione deve avere. L’effetto d’insieme della pellicola ha una forma fumettistica disseminata qua e là da numerose tematiche mai approfondite. I concetti e i pensieri espressi con le immagini e il linguaggio visivo che scaturisce dal montaggio non sono ben definiti, si prestano a troppi equivoci. Sono insufficienti a stimolare riflessioni interessanti. L’idea centrale del film riguarda il conflitto tra un computer  
 
parlante che ha in mano sia il jet che la missione e il pilota. Un’idea che il cinema ha già espresso magistralmente con il film "2001 Odissea nello spazio". Il film di Kubrick lascia tutt’ora pochi spazi alle imitazioni specialmente se sono troppo isolate da un contesto di precisazioni filosofiche e sociali. Anche in "Stealth" dopo una serie di peripezie dagli effetti tragici il computer giunge a provare emozioni umane, in questo caso si  
dispiace per il guasto che lo ha danneggiato. Lo fa però in un contesto che manca di un filo conduttore etico. In "Stealth" non ci sono messe a fuoco di problematiche universali. Siamo molto lontani dal film 2001 Odissea nello spazio uscito nel 1968. L’opera di Cohen è povera di suspense e di estetica narrativa perché è troppo concentrata nella creazione dell’effetto movimento che ha il suo codice nel ritmo e nell’alta tensione. La verosimiglianza delle battaglie è straordinaria anche se assorbe come un buco nero ogni luminosità espressiva che accenni a un dialogo intelligente. Il film è un po’ pretestuoso perché vuole svolgere senza trovare gli spazi giusti numerose questioni di etica e di politica. Questo è l’errore più evidente della pellicola. Se Cohen si fosse accontentato di sollevare una o due questioni al massimo, strettamente connesse al tema del terrorismo, avrebbe consentito allo spettatore di godere anche della presenza di un pensiero intelligente. Straordinarie le angolazioni visive della macchina da presa, che nel film svolge la funzione di una vera e propria star relegando un po’ tutti i personaggi ad un ruolo secondario.

(di Biagio Giordano)

- Scrivi la tua recensione!
 
 
  Scheda Recensione Locandina  
 

Copyright © Cinema4stelle.it 2003-2005. Tutti i diritti sono riservati.