LA SPOSA CADAVERE
 

recensione la sposa cadavere

 
Il genio malinconico e bizzarro di Tim Burton si mette ancora una volta al servizio dell’animazione. Presentato fuori concorso al Festival di Venezia, il cartone animato ha ricevuto applausi a scena aperta da una platea entusiasta. La storia s’ispira a un racconto del folclore russo, nel quale il protagonista contrae un matrimonio involontario con una sposa morta da tempo.... Non poteva esserci una vicenda più congeniale al talento di Tim Burton e di Mike Johnson, che creano immagini suggestive e romanticamente noir, sfruttando la tecnica della “stop motion”, in contrasto con l’imperante uso del computer in tutta la recente animazione. La “stop motion” infatti, già sfruttata nel precedente cartone di Burton “Nightmare Before Christmas”, utilizza le telecamere digitali e la computer graphic arrivando a dare una  
 
una fisicità profondamente diversa e corposa rispetto alle tecniche di animazione consuete. Vengono realizzati pupazzi e sculture di plastilina, che hanno già quindi una loro tridimensionalità e si procede “frame by frame”: per ogni secondo il personaggio è mosso 24 volte all’interno di uno scenario, procedimento che richiede anche 12 ore di lavoro per 2 o 3 secondi di girato. La proiezione in sequenza dei 24 fotogrammi al  
secondo regala l’illusione del movimento. Il risultato finale è una straordinaria grazia e naturalezza dei movimenti, una dolcezza inconsueta delle immagini, possibili grazie a questa tecnica faticosa e lenta. Una delle caratteristiche fondamentali del cartone è inoltre il colore: declinati secondo i toni tenui e delicati del blu e del grigio, il mondo e i teneri protagonisti ritratti da Burton commuovono e divertono, e ricordano gli incredibili, tristi personaggi, indifesi e strani, del libro scritto e illustrato da Burton “La Morte malinconica del Bambino Ostrica e altre storie”, e in generale i numerosi anti-eroi dell’universo burtiano, in cui il la vicenda più cupa e dark si sposa con la tenerezza, e la anormalità e addirittura l’orrorifico diventano la sigla delle creature più dolci e vulnerabili, reietti e incompresi, eppure così desiderosi d’amore. Così la sposa cadavere, doppiata nella versione originale da Helena Bonham-Carter, ha un bruco che ogni tanto le esce dall’occhio per dire la sua; ha giunture che si perdono per strada, un colorito tra il blu e verde, insomma ha tutte le prerogative del corpo in stato di avanzata decomposizione... eppure nessun altro personaggio femminile di un cartone animato riesce...(segue)
 
 
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