Nel 1975 Stefano Rulli
con il collettivo
"centofiori",
composto anche da
Marco Bellocchio,
Silvano Agosti, Sandro
Petraglia, all' interno
di una struttura psichiatrica
gira "nessuno
o tutti", la
cui versione ridotta
uscita nelle sale
è "matti
da slegare".
Scrive anche sceneggiature
per cinema (ad esempio
"Meri per sempre",
"muro di gomma",
"Pasolini: un
delitto italiano")
e televisione. Con
la moglie, sperimenta
"ciò che
si prova ad essere
genitori di un figlio
- Matteo - con problemi
psichici: gli sguardi
impauriti degli altri,
la fuga silenziosa
di amici e conoscenti,
la compassione di
chi si sente confermato
dalla tua diversità
nella sua normalità.
E assieme abbiamo
scelto di affrontare
la cosa non accusando
moralisticamente gli
altri, ma dando loro
la possibilità
di conoscere più
da vicino la condizione
del malato di mente
e di chi vive con
lui".
Partecipa
così
alla
nascita
della
fondazione
"la
città
del
sole"
- onlus,
tra
casali
e verde
del
monte
Peglia,
dedita
ad attività
e tempo
libero
per
persone
con
problemi
mentali
ed alla
"formazione
di figure
professionali
capaci
di lavorare
su contesti
cosiddetti
normali
per
renderli
in grado
di accogliere
soggetti
con
maggiori
difficoltà".
E filmando
materiale
divulgativo,
capisce
di poter
dar
vita
ad una
specie di
"diario"
di famiglia.
Senza postazioni
fisse, per
non erigere
barriere;
"nessuna
intromissione,
ma un lavoro
comune".
Durato 3 anni.
Dietro la
telecamera,
un amico.
Concentrato
sui volti,
ad ascoltare
le loro storie.
Di persone
prive di sovrastrutture,
emotivamente
libere e allo
stesso tempo
fragili, desiderose
di dimostrare
di saper fare,
anche per
rendere i
genitori fieri
di loro. Particolarmente
toccanti alcuni
momenti, dalla
confidenza
sulle pene
d' amore ("ho
provato sul
mio corpo
la sofferenza.
Dopodichè
ho imparato
a vivere")
alle poesie
ritrovate
di una delle
ragazze, deceduta
("addio
per sempre.
Voglio che
mi lasciate").
Questo il
contesto dove
viene introdotto,
riluttante,
Matteo; con
i suoi scatti
d' ira e lo
sforzo di
controllarli.
Nella sua
testa, lo
stesso forte
vento notturno
fuori dall'
uscio e dal
quale invoca
"un silenzio
particolare".
E noi, trasportati
dall' estrema
naturalezza
dei dialoghi
e del fluire
sentimentale.
(di
Fedro)