SHREK 2
 

Recensione Shrek 2

 
Secondo episodio del film animato in 3 dimensioni, si noti la quasi perfezione raggiunta nei movimenti e nelle caratterizzazioni, dove le vere star sono le favole e i propri personaggi conosciuti dai bambini e dagli adulti di tutto il mondo. Nel primo capitolo avvenne la vera rivoluzione: furono sovvertiti i ruoli senza limitarsi ad abbozzarli ma fornendo una nuova dimensione interpretativa e un attuale spessore psicologico. Si è ridato smalto e verve ai protagonisti: la principessa non era debole e in passiva attesa del Principe Azzurro che la salvasse ma perfettamente in grado di difendersi, il drago sputafuoco diventava una vamp in cerca d’amore e l’intervento risolutivo della storia risiedeva nelle mani di un grosso orco verde aiutato da un grassoccio ciuchino logorroico. L’etica, invece, dimorava nel messaggio di accettazione e tolleranza  
 
del diverso. Sostanzialmente Shrek 2 rimane fedele alla linea. Fiona e il marito Orco si recano nel regno di Molto Molto Lontano, rivisitazione di Hollywood e Beverly Hills, dove li aspettano i genitori di lei per accoglierli e concedere la benedizione al loro matrimonio, ignari dello stravolgimento dei fatti. Alla trama si aggiungono il maneggione padre della sposa succube della Fata Madrina, orribile e subdola manipolatrice di  
di vite, la saggia Regina e il vanesio Azzurro figlio dell’ambigua fatucchiera, pronto per una pubblicità di shampoo, che reclama il suo posto accanto alla principessa. Ricattato per un antico patto dalla Fata bulimica, il Re assolderà un killer per sbarazzarsi di Shrek. Compare, figura tagliente e furbissima, il Gatto con gli Stivali che diventerà il nuovo compagno di avventure aggiungendosi alla corte dell’Orco. Dell’ordito altro non va svelato, solo che si dipana liscio e senza intoppi né particolari invenzioni ma con gag divertentissime – cito solo un Pinocchio en travesti e un Omino di pan di Zenzero in versione Godzilla/King Kong – nonché una miriade di citazioni cinematografiche da far scervellare e godere anche il cinefilo più ferrato. Nella narrazione c’è anche spazio per qualche critica e riflessione sulla cosiddetta real tv, sull’inutilità dell’apparenza e sulla futilità dei pregiudizi, in perfetto continuum con il primo episodio. Morale della favola: Shrek 2 vive spudoratamente di rendita anche perché, diciamolo, il filone rende e se lo paragoniamo a sequel molto più vacui e dei quali non ne avvertiamo il bisogno nemmeno per disperazione, qui siamo in alcuni tratti agli alti livelli del primo anche se si sarebbe potuto sfruttare appieno il personaggio felino, approfondendo la sua naturale ambiguità. Tanto più che nel caso specifico il barile non è ancora in fase di raschiamento e che di rendita non è ancora morto nessuno. Né tantomeno ne soffrirà lo spettatore che ha desiderio si svagarsi con uno spettacolo ben orchestrato. (di Daniela Losini)
 
 
   
 

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