Come sempre in un
film sceneggiato da
Charlie Kaufman, all'inizio
sembra di stare
dentro un giochino
che mostra subito
i suoi limiti e le
sue velleità
intellettualistiche.
Come sempre, però,
è bene aspettare
(come sarebbe bene
recuperare con un
po' di calma "Il
ladro di orchidee",
sbagliato ma alquanto
interessante). Perché
"Eternal Sunshine
of the Spotless Mind"
(splendido titolo,
dai versi di Alexander
Pope; il rifiuto a
citarlo con quello
italiano è
assoluto) non è
per nulla quello che
appare. Si, la storia
è quella di
un uomo, Joel, che,
disperato per amore,
decide di affidarsi
a un'agenzia che cancella
i ricordi, e che ovviamente
si ritrova in una
"nuova"
vita in cui è
arduo distinguere
realtà, finzione,
frammenti di passato
e incubi. Il meccanismo
appare chiaro, come
d'altronde le intenzioni.
Ma il film diretto
da uno dei geni contemporanei
del
del
videoclip,
che
fa cento
passi
avanti
rispetto
al medìocre
esordio
"Human
Nature",
dimostra
un valore
non
prevedibile,
che
riguarda
la persona:
è
un film
sulla
leggerezza
della
vita,
intesa
come
mancanza
di peso,
di sostanza,
inconsistenza.
Di fronte
a Joel,
sta
tutta
la sua
esistenza;
di fronte
a Joel,
sta
tutta
la sua
evanescenza.
Il meccanismo
dell'eliminazione
della
memoria
serve
a identificare
una
persona-
lità
e nel contempo
un mondo.
Che è
di solitudine,
di impalpabilità
delle cose
e delle esperienze.
Se a Joel
viene raschiata
via la vita
passata, non
gli viene
però
negata la
progressiva
consapevolezza
della propria
illusorietà.
Joel si ritrova
davanti ad
un'esistenza
fatta di niente,
costruita
sulla transitorietà
fallace, sulla
trasparenza.
E l'esistenza
è la
sua. La corsa
di Joel contro
la stessa
memoria di
sé
trova infine
un ostacolo
insormontabile.
Non si vuole
rivelare più
del necessario,
ma è
Mary che rilancia
la storia
e il film,
con un gesto
che è
idea di sceneggiatura
fulminante,
e nel contempo
durissimo
colpo a una
possibilità
di soluzione.
"Eternai
Sunshine of
the Spotless
Mind"
è destinato
così
a non trovare
riposo. E
quell'eterna
luce di una
mente immacolata
(ma spotless
significa
anche, letteralmente,
"senza
luogo")
è come
il candore
di una cella
imbottita.
Tristezza
inaudita.