SBALLATI D'AMORE
 

sballati d'amore recensione

 
L'intento (decisamente malriuscito) è una commedia romantica sugli ostacoli dell'amore che evidenzi il tortuoso cammino dell'innamoramento, offrendo -su questo tema- uno sguardo nuovo e del tutto moderno. La vicenda di due giovani che nell'arco di 7 anni si incontrano e si perdono ripetutamente, per concretizzare il loro rapporto solo alla fine, richiama naturalmente alla mente "Harry ti presento Sally" del 1989. Qui però c'era una sceneggiatrice coi fiocchi (Nora Ephron), un bravissimo regista (Rob Reiner), due eccezionali interpreti (Meg Ryan e Billy Crystal), musiche da 10 e lode (Gershwin, Berlin, Goodman). "Sballati d'amore" ci offre invece uno script il cui autore (alle prime armi in questo campo) si è limitato a prendere alla rinfusa gag battute situazioni dall'infinito campionario della gloriosa sophisticated comedy hollywoo-  
 
diana senza aggiungere nulla di suo. La regia piatta e senza mordente di Nigel Cole peggiora la situazione: nessuna inventiva, nessun spunto originale, assoluta mancanza di movimento e di tentativo di coinvolgere lo spettatore. I protagonisti non riescono a "bucare" lo schermo. Ashton Kutcher (in questi giorni sugli schermi anche col mediocre "Indovina chi") appare inespressivo e monocorde; Amanda Peet si intui-  
sce che ha buone capacità recitative ma il suo personaggio è talmente insulso e improbabile che più di tanto non può dare (e il doppiaggio non l'aiuta). L'enorme numero di canzoncine pop inserite in ogni possibile occasione finiscono ben presto con l'infastidire e sottolineare la carenza di idee dei realizzatori del film. Noioso, ripetitivo, sempre prevedibile "Sballati d'amore" è stato un grande flop negli Usa e non è riuscito neanche a catturare il pubblico dei quindicenni a cui è evidentemente rivolto.

p.s. Giustamente un critico ha parlato di "patto faustiano" tra Nigel Cole (regista nel passato di due deliziosi film come "L'erba di Grace" e "Calendar girls") e l'industria hollywoodiana. Chiamato nella Mecca del cinema visto il successo delle sue opere britanniche, Cole non è riuscito a contrastare le ferree leggi del commercio, perdendo quelle caratteristiche proprie che facevano di lui uno degli autori più promettenti nel mondo dello spettacolo cinematografico.

(di Leo Pellegrini)

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