“Saved –
Il paradiso ci aiuta”,
è una commediola
lieve e inconsistente,
con la pretesa di
impartire insegnamenti
senza avere il necessario
spessore e incapace
di imboccare un sentiero
definito, sempre in
equilibrio precario
tra comicità
demenziale e improvvisi
sprazzi di serietà.
Dinanzi a Saved si
rimane spiazzati,
senza riuscire a evitare
una sensazione di
incompiutezza. Il
film diretto da Brian
Dannelly racconta
la vicenda di una
giovane appartenente
a una comunità
religiosa cristiana
fortemente inquadrata,
un’organizzazione
che si sviluppa a
partire dall’insegnamento
scolastico per diventare
onnipresente e invasiva
nella quotidianità
degli studenti. Si
tratta di una realtà
ben lontana dalle
nostrane associazioni
come Comunione e Liberazione,
vicina piuttosto a
una delle tante sette
più o meno
fondamentaliste
che
imperversano
negli
Stati
Uniti.
Mary
(la
brava
Jena
Malone,
già
protagonista
in “Donnie
Darko”),
scopre
che
il fidanzato
Dean
è
gay.
Per
riportarlo
sulla
retta
via,
decide
di fare
l’amore
con
lui
trasgredendo
ai propri
principi
e rimane
incinta.
Dean
è
rinchiuso
in un
istituto
dove
deve
essere
“curato”
per
la propria
“devianza”.
Nel
frattempo
a scuola
arriva
Patrick,
(Patrick
Fugit,
già
apprezzato
interprete
di Quasi
famosi)
ragazzo
brillante
e indipendente
che s’invaghisce
di Mary. Il
ballo di fine
anno sarà
l’occasione
perché
tutte le questioni
irrisolte
vengano alla
luce: la gravidanza
di Mary, la
ribellione
di Dean, che
si proclama
cristiano
convinto e
omosessuale,
l’ipocrisia
di Hilary,
group-leader
della scuola
vanitosa e
superficiale,
ragazza modello
che diviene
l’emblema
di una religione
fasulla e
puramente
strumentale.
L’argomento
è di
scottante
attualità
poiché
il pensiero
corre sotterraneamente
alla vita
dei giovani
musulmani
in paesi dove
la religione
coincide con
la legge e
irreggimenta
ogni aspetto
della vita
civile. Ma
la storia
raccontata
da Saved è
declinata
secondo toni
leggeri e
scanzonati,
anche quando
mostra il
rischio di
cadere nell’intolleranza.
Il tentativo
di suggerire
un’interpretazione
meno letterale
e più
profonda della
religione,
vicina alle
esigenze spirituali
e personali
di ogni individuo,
è encomiabile,
ma pecca di
eccessiva
ingenuità.
La questione
è troppo
vasta e sottile
per poter
essere trattata
all’interno
di un film
in cui è
soffocata
fra una battuta
e l’altra,
sfociando
in fastidiose
banalità.
Saved riesce
a spezzare
una lancia
in favore
dei diversi
quando affronta
la questione
dell’omosessualità
e propone
una possibile
conciliazione
tra fede e
scelte sessuali
solitamente
condannate,
inneggiando
all’accettazione
della diversità.
Tuttavia non
riesce a convincere,
né
come film
d’evasione,
dal momento
che le situazioni
paradossali
raramente
strappano
poco più
che un sorriso
e le battute
degne di nota
scarseggiano,
né
come film
che cerca
di trasmettere
un messaggio,
limitato da
una semplificazione
e da un didascalismo
eccessivi.