SAUVAGE INNOCENCE
 
 
   
Sauvage Innocence conferma Philippe Garrel come un maestro. Qui, con la fotografia del grande Coutard e in vicinanza-lontananza dai capolavori della Nouvelle vague, Garrel parla di cinema, di società, di morale, parla di ambiguità dell'arte praticata addosso agli attori-personaggi e di un'arte che si da per legge solo quella di seguire la propria ossessione, la propria malattia. Il regista che nel film Sauvage innocence gira un film che si intitola Sauvage innocence, sa bene che nel suo atteggiamento verso il cinema e verso la protagonista-amante che recita la parte di una sua amante morta per droga, non c'è niente di innocente, e se selvaggeria c'è, essa è nella congiunzione di una brutalità economica (il suo film "anti-eroina" può farlo solo perchè ha un produttore che lo finanzia solo in cambio di due viaggi di droga:
 
  ma chi paga gli artisti, nella società contemporanea, in tutte le società, se non i ricchi e i potenti, i cui denari grondano sudore o sangue altrui?) e di una brutalità personale, del cinismo di chi usa gli altri per i suoi fini, in questo caso il "suo" film e la soddisfazione della sua ossessione, che non sarà catartica per nessuno e neanche per lui. Garrel ci trascina freddamente nel cuore di una problematica che altri dimenticano, che gli appartiene in profondità, che sa farsi, ambiguamente, amaramente arte. Finalmente una riflessione sul cinema da artista e non da mercante.
 
 
   
Goffredo Fofi (Film TV)
 
 
   
 
     
     

Copyright © Cinema4stelle.it 2003-2004. Tutti i diritti sono riservati.