SAIMIR
 

saimir recensione

 
Per un ritardo distributivo, una intensa - e lusinghiera nei riconoscimenti - peregrinazione nei festival internazionali ne ha preceduto l' uscita in sala. "Saimir" si intreccia ad un lavoro precedente: Francesco Munzi, in attesa dei finanziamenti per questo suo esordio al lungometraggio, si e' dedicato per un anno ad un documentario irrealizzato su una famiglia Rom, in qualche modo qui tangenzialmente recuperato. Insieme, un esordiente ed un conosciuto attore di lunga formazione teatrale e cinematografica, entrambi albanesi anche sul set. Per un giovane migrante legato alle attivita' illegali del padre, "il destino" di cui parla il genitore sembra una condanna. Una gabbia a cielo aperto nel freddo litorale laziale, fra traffico di clandestini, cocaina, lavoro nero, assalti a ville, tratta di minorenni da avviare alla prostituzione, piccoli furti  
 
ed un' impossibile integrazione sentimentale. C'e' lo zampino di Gianluca Arcopinto (Pablo Film), produttore che ha lanciato nuovi autori come Daniele Gaglianone, Vincenzo Marra, Salvatore Mereu e ridato spazio al genere documentario. Duro come la realta' raccontata, in una scelta di indipendenza che nulla concede allo spettacolo. (di Fedro)  

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