SAHARA
 

sahara recensione

 
Che sia il sole dei Caraibi (After the sunset) o quello del deserto (Sahara), ma i raggi che cadono a strapiombo sulla testa non devono fare per niente bene! Il caldo, si sa, gioca brutti scherzi nella comunicazione neuronale. Poi la sabbia, la polvere, i miraggi. Se tra le dune ci vivono solo i tuareg ci sarà pure un motivo. Ed è così che due avventurieri guasconi, uno bello e uno simpatico, che si ritrovano tutti soli sperduti in mezzo al deserto senza nessun mezzo di sostentamento, sconfiggono tutti soli un esercito intero con seri problemi di mira, scoprono un megaimpianto di cui nessuno conosceva l’esistenza impegnato a riciclare illegalmente scorie radioattive, liberano un popolo oppresso da una dittatura ingiusta, sventano un’epidemia che avrebbe contagiato il mondo nel giro di un paio d’ore, trovano una nave fantasma sepolta sot-  
 
la sabbia da più di cento anni con tanto di tesoro a bordo, il tutto in maniera assolutamente accidentale. E se ciò non bastasse, tra una smargiassata e l’altra, tra raffiche di mitra che non c’entrano mai il bersaglio, per il bello (!) e la bella (?) incontrata per caso strada facendo, c’è tempo anche per coronare l’amore, abbracciati tra le onde blu della baia di Monterey. Ok, Clive Cussler (autore  
del romanzo e produttore esecutivo) non è Leone Tolstoy e va bene; scenari esotici, il suo presuntuoso alter ego Dirk Pitt, ironia di grana grossa e azione, azione e ancora azione. Lo spessore è quello di un foglio di giornale, ma un tale spregio verso qualsiasi principio di verosimiglianza, di buon senso, del più stupido rapporto di causa/effetto, e, di riflesso, verso la seppur minima capacità d’intendere e di volere in chi guarda, è troppo anche per lui. Matthew McConaughey, uno dei più fitti misteri del cinema contemporaneo, è bravissimo a far guizzare i bicipiti freschi di palestra e a mostrare il suo sorriso ionizzato tra le pieghe del turbante; Penelope Cruz, altro mistero non indifferente che viene bene un’inquadratura su cento ma solo se ha i capelli sciolti, si concede finalmente ad un blockbuster hollywoodiano che non vincerà l’oscar ma dove almeno tutti hanno sempre i denti bianchissimi. Prendendo il peggio da Indiana Jones, La Mummia e Il Mistero dei Templari, diretto da un esordiente, tal Breck Eisner annunciato nel trailer come fosse motivo di vanto, le intenzioni del film sono dichiarate: “se funziona seguiranno altre avventure”. Personalmente sono già pentito d’aver pagato il prezzo del biglietto.

(di Mirko Nottoli)

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