Catherine Breillat
si è "incartata".
Dopo una serie di
film più o
meno interessanti
e uno che ci è
piaciuto parecchio
(Sale comune
un ange,
inedito in Italia),
ha cominciato a girare
su sè stessa
attoreigliandosi alle
stesse tematiche,
viste e vissute con
occhio che gualcuno
ha definito "post-femminista".
Dopo il cerebrale
Romance
e il presuntuoso Sex
is Comedy,
si tocca il fondo
con questo Pornocrazia,
ispirato al libro
Pomocratie - Anatomie
de l'enfer della stessa
autrice. E' la storia
(storia?) di una donna
(Amira Casar)
che in un imprecisato
futuro rimorchia un
prestante omosessuale
(Rocco Siffredi)
perché la guardi
nuda su un letto e
ne ascolti le elucubrazioni.
Il sesso è
argomento privilegiato,
l'"anatomia"
del titolo originale
vorrebbe essere non
solo quella dei corpi,
ma anche dei sentimenti
e delle psicologie.
Che
più
sono
contorte,
meglio
è.
A parte
l'idea
carina
di far
recitare
a Rocco
la parte
di un
gay
e di
fargli
fare
soprattutto
lo spettatore
(ma
alla
fine
si lascia
andare
pure
lui
al sesso
etero),
ribaltandone
quindi
"l'immagine"
di stallone
e star
dell'hard,
questo
Pornocrazia
è
un delirio
verboso
tutto
incentrato
sul
conflitto
uomo
donna,
compreso
quello
dei
corpi,
compreso
quello
delle
rispettive
secrezioni.
Discorsi
vecchissimi,
da autocoscienza
degli
anni
'70,
serviti
sullo schermo
con stile involuto.(di
Mauro
Gervasini
- Film
TV)