PASSAGGI DI TEMPO
 

recensione passaggi di tempo

 
Dalla polvere dell' archivio dell' Istituto Luce, frammenti sardi collettivi dal 1920 al 1950 immortalati da operatori cui il documentario è dedicato. Riti cattolici, lavoro (pastorizia, agricoltura, pesca, artigianato, miniere di carbone, saline), feste in abiti tradizionali, l' ipnotico ballo a braccetto. Gianfranco Cabiddu ne seleziona un mosaico, e per il sonoro, accompagnamento a ritratti scomparsi, vuole una musica - sua grande passione - viva. Si mette allora in automobile alla ricerca di artisti isolani attraverso terre brulle e macchia mediterranea, mufloni e sugheri. Chiama a dirigere il progetto il celebre trombettista jazz Paolo Fresu, in funzione di collante tra una parte moderna, commista, apolide, ed una marcata componente etnica. Di quest' ultima fanno parte il coro polifonico dialettale "su Concordu e su Rosariu di Santulussurgiu", nato nella fase a cavallo  
 
tra l' abbandono degli anziani e l' incertezza dei giovani; Luigi Lai, uno dei maggiori esperti di launeddas, con le quali ha un rapporto quasi umano; la cantante Elena Ledda e la sua ricerca sulla lingua; le mandòle costruite da Mauro Palmas sulla scia di quelle all' opera d' usanza nelle botteghe dei barbieri cagliaritani. Riflettono i due aspetti di una regione dalla forte identità, in cui tutti si chiamano vicenda "zio" e "zia", e allo stesso tempo circondata dal mare, opportunità di apertura e scambio. Da un lato non basta suonare bene, ma saperlo fare insieme, integrando le diversità; dall' altro assecondare la partitura visiva dello schermo sullo sfondo. Un flusso emozionale ed una memoria dinamica, di risonanze. Dal '95 una famiglia consolidatasi ed errabonda (apprezzata e richiesta maggiormente all' estero), il cui recupero antropologico viene attualizzato e impreziosito dal fermento del contributo melodico. (di Fedro)


- Scrivi la tua recensione!
 
 
  Scheda Recensione Locandina  
 

Copyright © Cinema4stelle.it 2003-2004. Tutti i diritti sono riservati.