Dare a Ong-Bak
il pollice rosso e
verso sarebbe come
sparare sulla cosiddetta.
Perché è
palesemente nullo,
una specie di II ragazzo
di campagna versione
Chuck Norris, con
una complessità
storico-culturale
anch'essa nulla. Eppure
in questa storia dell'ingenuo
Ting, che deve recarsi
a Bangkok per ritrovare
la testa del Buddha
Ong-Bak, rubata al
suo villaggio da alcuni
delinquenti al soldo
di biechi commercianti
illegali d'arte, c'è
un recupero dell'interazione
corpo-spazio che non
si vedeva dai tempi
del Jackie Chan doc.
Ting, difatti, è
imbattibile nel Muay
Thai, la boxe thailandese:
pur restio ad utilizzare
la sua forza a scopi
violenti, ne sarà
costretto dalle circostanze.
E il filmetto di Pinkaew
esiste soltanto in
funzione della perfezione
nella lotta e delle
acrobazie reali dell'attore
Phanom Yeerum (alias
Tony Jaa).
Niente
computer-grafica,
niente
fili:
Phanom
si lancia,
corre,
cade,
vola
con
un'agilità
incredibile.
Ma al
di là
degli
scontri
corpo
a corpo
(comunque
tosti),
a divertire
sono
soprattutto
le due
sequenze
della
corsa
tra
le bancarelle
e delle
"api"
motorizzate
per
le strade
della
città:
a più
macchine
da presa,
vere
e proprie
girandole
di materia
e uomo,
che
fanno
appunto
tornare
alla
mente
le magie
dell'autore
di "Project
A"
e
Police
Story. Non
se ne fanno
più
così.
Per questo,
e soltanto
per questo,
merita un
- opaco -
pollice medio.
(di Pier
Maria Bocchi
- Film
TV)