Confrontandosi con
il film di genere,
il regista Eros Puglielli
si richiama diligentemente
ai tratti anni '70
dei maestri italiani
del brivido: impianto
onirico a scardinare
logica e psicologia,
efferatezza accennata
o in compiaciuta mostra,
universo femminile
marginale, molteplici
potenziali colpevoli.
Investigatore ed assassino,
per entrambi un passato
doloroso e un furore
diretto in direzioni
opposte, con molta
più fatica
dalla parte della
legge. Confermata
una scrittura a più
mani, perchè
il nostro autore,
a detta sua, lavora
meglio in una squadra
che ne confronti,
incanali e direzioni
l'estro. Protagonista
Luigi Lo Cascio ("I
cento passi",
"Luce dei miei
occhi", "Mio
cognato"), come
sempre sensibile,
i cui raptus però
lo diversificano dalla
tipologia del buono
a tutto tondo che
pellicola dopo pellicola
si sta cucendo addosso.
Atmosfera
scena
in cui
l'esagitato
Lo Cascio
accenna
al suo
tragicissimo
passato.
Dialoghi
da comicità
involontaria
e una
saturazione
di situazioni
che
alla
fine
disinnesca
quella
suspense
così
ben
costruita
dalla
regia
nei
primi
trentacinque
minuti.
Occhi
di cristallo
è
dunque
un serpente
che
si morde
la coda.
E ripropone
il dilemma
sul
thriller-horror
nostrano.
Finché
non
salterà
fuori
qualcuno
che
li sappia
anche
scrivere,
questi
plumbea,
una luce che
marca i chiaroscuri;
tensione,
più
che paura,
e siamo sopra
la media dei
similari -
anche internazionali
- in circolazione.
Penalizzato
dalla distribuzione,
il salto di
una giovane
promessa.
C'è
un "ma";
ammirando
la spiccata
personalità
artistica
- originalità,
umorismo,
senso dell'assurdo
- di Puglielli
(che si considera
a ragione
un alieno),
dai primi
cortometraggi
a "Tutta
la conoscenza
del mondo"
passando per
"Dorme",
resta l'insoddisfazione
di non ritrovarla
in quest'ultima,
calligrafica
opera. Era
l'aspettativa
verso un approccio
al thriller/horror
che ne stravolgesse
le regole
con la serena
incoscienza
precedente
di chi è
libero di
non aver niente
da perdere.
Se concepiamo
il cinema
come sorpresa,
passione,
stimolo e
non semplice
intrattenimento,
si resta con
la speranza
di aver assistito
ad un tentativo
od un omaggio
vezzoso dettato
dall'eclettismo.
(di Fedro)