NON BUSSARE ALLA MIA PORTA
 

- recensione -

 
L’altra faccia della terra dell’abbondanza di Wim Wenders è un’America di provincia, tra sterminate praterie da sceneggiature western e piccoli centri abitati, lontani dalla vita caotica delle metropoli e con una maggiore attenzione per le storie degli uomini. La vicenda è quella di un attore oltre i sessant’anni che abbandona il set dell’ultimo film che lo vede come protagonista nei panni di un impavido cow boy: senza una motivazione vera, lascia tutta la troupe senz’alcun preavviso e incomincia a fuggire, alla ricerca del suo passato. Sam Shepard, il cui sodalizio con Wenders ha sempre avuto tanti estimatori, interpreta il ruolo di questo cowboy scaltro e dissoluto: gli stravizi della sua vita e la fama che hanno baciato la sua carriera di interprete western hanno lasciato un sapore di insoddisfazione nell'animo;  
 
parte così una lunga ricerca personale che lo condurrà prima a riabbracciare la madre dopo più di trent’anni e poi a ritrovare una vecchia amante da cui scoprirà di aver avuto un figlio; appunto trent’anni prima. Ma al di là della trama, il film ci proietta un altro aspetto della terra americana, distante dalle paure del terrorismo e fuori dai crudeli meccanismi della società contemporanea e delle leggi del mercato: resta-  
no in primo piano i sentimenti, e in particolare i ricordi e i rimpianti, in un’atmosfera malinconica e crepuscolare che si richiama agli errori del passato e cerca una speranza nel presente. La voglia di ritornare a casa, la scoperta di un figlio, il desiderio di ritrovare un vecchio amore sono gli stimoli che spingono il protagonista in questo tuffo all’indietro: ma il tutto viene vissuto con il timore e con un latente senso di colpa che allontanano il protagonista dagli affetti veri e lo fanno rinchiudere nel proprio guscio esistenziale, nei propri vizi e nelle storture caratteriali, lì dove proprio non si vuole che si bussi alla porta. Oltre a Shepard, ci sono Jessica Lange, Tim Roth, Eva Marie Saint, attori di grande valore che sanno dare spessore umano ai loro personaggi: lo stesso Wenders ci regala belle immagini di una società marginale, poco conosciuta dal di fuori, fatta di intensi tramonti e lunghe serate all’aperto; ma forse non riesce a sviluppare a pieno tutti gli spunti che la pellicola mette in gioco, lasciando allo spettatore un fondo di amarezza e una sensazione di non detto che fa calare un’ombra di delusione su tutta la vicenda; non si approda alla fine a nulla, tutto resta indefinito e in sospeso. E il nostro cowboy, alla fine, viene per l’appunto accalappiato dall’agente assicurativo Tim Roth che con scrupolosa professionalità lo riporta sul set del film.

(di Michele Canalini)

- Scrivi la tua recensione!
 
 
  Scheda Recensione Locandina  
 

Copyright © Cinema4stelle.it 2003-2005. Tutti i diritti sono riservati.