Dicono tanto degli
italiani e del loro
cinema introverso
e ignaro dei problemi
del mondo ma Nathalie,
della pur brava Anne
Fontaine,
dimostra come i sovrani
dell'ombelicale"
restano i francesi.
Non un brutto film,
intendiamoci. Ma della
(solita) storia di
una coppia altoo-borghese
in crisi che viene
salvata dall'irruzione
di un elemento "terzo"
(la prostituta Béart
ingaggiata dalla moglie
Ardant
per saggiare la facilità
con cui il marito
Depardieu la tradisce),
oggi, a chi interessa?
Si dirà che
il pubblico metropolitano
francese ama riconoscersi
in questo cinema che
scuote il suo ménage
quotidiano senza scandalizzare
troppo. E siccome
una "domanda"
c'è, ecco l'offerta.
Girata bene, interpretata
meglio, dialogata
con cura, ricca di
puntigliose osservazioni
sull'essere donna
oggi", emancipata
e sicura di sè,
di
fronte
a temi
come
il tradimento
e il
desiderio.
Tutto
con
misura
e pudore,
anche
perché
la prostituta
Emmanuelle,
pur
bellissima,
si concede
poco.
Insomma,
niente
da dire
sulla
confezione
e la
ricchezza
di argomenti,
se non
"chi
se ne
frega".
(di
Mauro
Gervasini
- Film
TV)