Dopo essere assurto
al ruolo di attore
culto in film d’azione,
Vin Diesel ci prova
con la commedia, senza
peraltro rinunciare
a mettere in bella
mostra i suoi bicipiti
e pettorali da palestrato.
Il film diretto da
Adam Shankman, Missione
Tata, è una
commediola senza troppe
pretese; ottima per
chi ama guardare alle
cose senza porsi troppo
il problema del perché
accadano, ha il pregio
di provare a disegnare
un sorriso sul volto
di un attore, come
Diesel, che ne è
sempre stato parco.
Per il resto, i 95
minuti di durata del
film sono tra i più
inutili della storia
del cinema. Trasferitosi
nella casa di un inventore
ucciso in un agguato
per proteggerne la
famiglia, il marine
Shane Wolfe (il Vin
Diesel di cui sopra)
duella senza colpo
ferire con due poveri
disgraziati nordcoreani
(una nazione a caso?)
che vogliono a tutti
i costi impadronirsi
di un congegno top
secret.
La sfida
più
dura
per
il nostro
sarà
invece
quella
inusuale
del
cambiare
pannolini
e del
sapersi
relazionare
con
i figli
del
defunto
inventore,
Zoe
(Brittany
Snow),
Seth
(Max
Theriot),
Lulù,
Peter
e Tyler.
Missione
compiuta
così
brillantemente
da arrivare
a farsi
scambiare
dal
piccolo
Peter
per
il proprio
papà.
Più
che
un film
è
un ottimo
spot
per
le forze
armate
americane,
che
sottolinea
qualità
morali
e sensi-
bilità
artistiche
del suo marine,
senza perdere
l’occasione
di fare della
propaganda
di bassa lega
contro quello
che sarà
con tutta
probabilità
il prossimo
paese bombardato
dall’amministrazione
Bush (a pari
merito con
l’Iran):
la Corea del
Nord. Un’opera
vuota, addirittura
insulsa, e
destinata
a scomparire
in fretta
dalle sale
cinematografiche,
nel disinteresse
generale.
Com’è
giusto che
sia.