lo
stesso Woody
Allen che
guida sin
dall’inizio
lo spettatore
attraverso
la storia
del proprio
film, mostrandoci
dalle prime
scene un tavolo
a cui sono
seduti due
scrittori
che dibattono,
quasi aristotelicamente
parlando,
se possa avere
più
valore una
tragedia o
una commedia:
ed è
per questo
che ognuno
dei due “crea”
la propria
Melinda, in
un gioco di
finzione creativa
che è
alla base
dell’ultima
opera cinematografica
di Allen,
in uscita
nella sale
italiane dal
22 dicembre.
Il film richiama
alla memoria
il gioco combinatorio
di "Sliding
doors"
di Peter Howitt
(1997): due
storie che
si svolgono
negli stessi
luoghi, stessi
locali, stesse
vie, incontri
paralleli
e simmetrie
di vicende
che si alternano,
in un incastro
di intrecci
che ha come
unico filo
conduttore
la protagonista
femminile;
solo che ora
al posto di
Gwyneth Paltrow
troviamo Radha
Mitchell,
emergente
attrice australiana
che abbiamo
già
visto all’opera
in "Phone
booth",
in linea con
l’assassino,
insieme a
Colin Farrell.
"Melinda
e Melinda"
ha lo stile
inconfondibile
di Woody Allen,
dalle musiche
agli scenari
di sfondo,
attraverso
l’itinerario
preferito
della New
York della
middle class
americana,
tra appartamenti
che si affacciano
su viali alberati
e giardini
pubblici a
misura d’uomo,
dai bistrot
di richiamo
parigino alle
atmosfere
di cantine
fiancheggiate
da botti e
da tavolini
al buio con
candele. La
poiesi che
anima i due
scrittori
delle prime
scene, all’interno
di un caffè
tra tazze
fumanti e
bicchieri
di vino rosso,
li eleva a
demiurghi
della realtà,
dando vita
alla duplice
storia di
Melinda: la
prima nevrotica,
ansiosa, insicura,
che confessa
anche un omicidio
premeditato,
vittima delle
sue azioni
e del destino,
protagonista
tragico del
proprio dramma
esistenziale;
l’altra
gioiosa, solare,
piena di vita,
che risorge
dalle proprie
disgrazie
e trova la
forza per
costruirsi
una nuova
esistenza,
attraverso
un susseguirsi
di episodi
comici e di
avvenimenti
a lieto fine,
secondo lo
stile classico
della commedia.
Ma non pensiamo
ad un film
troppo impegnato:
la rinomata
bravura di
Allen sta
appunto in
questo, nel
saper somministrare
allo spettatore
attento spunti
di riflessione
alternandoli
con una trama
gradevole
che lascia
spazio a molti
sorrisi. E
in questo
lo aiuta anche
la versatile
interpretazione
di Radha Mitchell,
brava ad alternare
i due registri
poetici senza
farlo pesare
alla qualità
recitativa.
(di Michele
Canalini) |