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Di
fronte a prodotti di questo
tipo, non si può
che tirar fuori dal cilindro
la vecchia e ammuffita militanza,
che, come ogni integralismo,
ha sempre portato più
sventura al cinema che altro.
Ma quando è troppo,
è troppo. Nel Canada
degli immigrati italiani,
Angelo non vuol comunicare
ai genitori di essere gay,
mentre nel frattempo fa
coppia col vecchio amico
d'infanzia Nino. Che ora
fa il poliziotto, e non
intende proprio dire al
mondo che gradisce gli uomini.
Poi però Angelo dice
a mammà e papà
la notizia, che si sparge
ai quattro venti. E apriti
cielo. Nino pensa bene di
provare l'altro sesso, e
sposarsi. Angelo diventa
autore televisivo (il suo
sogno di sempre, toh guarda),
e, superata la crisi per
il suo ex, si mette con
uno scorfano di un telefono
amico gay. La morale del
film non è: vivi
la tua vita a testa alta,
anche contro tradizio- |
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nalismi
e retaggi storici. Ma è,
in soldoni: sei gay, dunque
da piccolo forse vedevi
le soap e ballavi con una
zia un po' bizzarra, sei
destinato a fare l'artista
e non ti resta che accontentarti
- appunto - di uno scorfano.
Va bene utilizzare gli stereotipi,
ma l'apparente progressismo
del film è soltanto
vecchiume inacidito. Possibile
che qualcuno senta ancora
il bisogno di roba così?
Ributtante, e offensivo
per la dignità di
tutti, e non certo della
cultura queer soltanto.
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Pier
Maria Bocchi (Film
TV) |
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