LA PICCOLA LOLA
 

la piccola lola recensione

 
Il problema del turismo delle adozioni è qui affrontato in modo superficiale e gigione senza che il chirugo inserisca il bisturi nella ferita per cavarne l’infezione. Si mostrano le lunghe ombre della prospettiva di un’adozione internazionale che finisce con l’essere appannaggio esclusivo di chi ha danaro e che nemmeno basta se confrontato alle scorciatoie privilegiate della classe politica. Si denuncia in modo naive l’indotto, la corruzione, lo sfruttamento che costituiscono il rovescio della medaglia anche delle intenzioni più nobili che prosperano attorno agli orfanotrofi. Sia la nazione o il sistema di leggi che favoriscono più o meno le adozioni all’estero sia i viaggiatori che vorrebbero tornare a casa col bambino/trofeo, finiranno con l’imbattersi contro un fenomeno incontrollabile e ingestibile. A cominciare dalle disamina delle proprie  
 
intricate motivazioni che spingono a percorrere una strada del genere, sino ad arrivare a una vera e propria organizzazione ai limiti della legalità per ottenere documenti e bambini. Bando a ogni moralismo o giudizio, non fa nessuna differenza l’esser mossi da intenti altruistici o da profondo egoismo se alla fine l’averne salvato uno, crea l’illusione per le coscienze di aver fatto qualcosa per migliorare la vita di una possibile vit-  
tima della povertà. Si tace quindi sull’interezza del problema che è alla radice e qui, non si sradica nulla. Siamo in Cambogia sotto piogge torrenziali, umana disperazione, umane privazioni e la piccola, bellissima Lola dopo estenuanti ricerche e lunghissimi disbrighi burocratici, emorragie di denaro dette altresì donazioni perché i soldi si utilizzano ma non si nominano, il rifiuto da parte di due potenziali genitori perché non perfetta – ha delle macchie sulla testolina - , trova un futuro di amore e dedizione in due coniugi francesi alla mercè dei proprio fantasmi irrisolti che sì, saranno due bravi e genitori e crederanno di aver fatto la cosa giusta.

(di Daniela Losini)

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