La "qualità
francese" ha
sfumature e tinte
stabili (si potrebbe
aggiungere scontate)
quando si misura con
il metro della nostalgia
da grande schermo.
Il "c'era"
una volta una Francia
popolare, connotata
da sentimenti semplici,
da personaggi anonimi
e garbati o antipatici
e "cattivi"
(consuete figure di
contorno delle gloriose
pellicole in bianco
e nero), da una provincia
sonnolenta, da sapori
e atmosfere locali
spesso coccola le
platee d'oltralpe.
Les choristes è
un modellino artefatto
di questa aria di
un tempo che fu. Meglio
se in un collegio,
meglio se con dei
bambini abbastanza
difficili (secondo
i pregiudizi dei benpensanti)
meglio se il riscatto
degli allievi passa
attraverso la "buona
educazione" di
un maestro (Gerard
Jugnot) finito anche
lui nello stagno immobile
della frustrazione.
Il "capitano"
di questi ragazzini,
discoli da zero in
condotta, utilizza
il canto e la
formazione
di un
coro
per
afferrare
l'attimo
fuggente,
l'arrivederci,
a ciglio
umido,
ai suoi
ragazzi.
Il film
non
è
molto
originale
e non
ha alcuna
energia
di scrittura
e di
messa
in scena
per
distinguersi
nel
filone
dei
film
d'ambientazione
scolastica.
Ha avuto
un ragguardevole
successo
sul
mercato
domestico
ed è
stato
candidato
dalla
Francia
per
partecipare
alla
maratona
per
la conquista
della
nomination
all'Oscar
come miglior
film straniero.
(di Enrico
Magrelli -
Film TV)