KINSEY
 
 

di Marco Raduini

 

di Daniela Losini

Il regista e sceneggiatore inglese Bill Condon prosegue, con equilibrio e sensibilità personali, quel discorso umanistico compiutamente elaborato con Demoni e Dei, nel 1998. I suoi sono biopic anomali, e non tanto per la tematica scelta: gli elementi biografici non sono trattati in modo sistematico con il principale scopo di ricostruire eventi peculiari di una vita, inserendoli in un’epoca, ma sono tracciati sottopelle negli elementi del film, in senso prospettico, per restituire del profilo del personaggio una analisi tangibile dell’uomo. Demoni e Dei affronta la personalità del regista inglese James Whale (Frankestein, L’uomo invisibile), che fu portato a Hollywood da Howard Hughes (Mr. Aviator in persona) che lo assunse come direttore dei dialoghi di Hell’s Angels. Il film di Condon affronta esclusivamente il periodo imminente la   Ascese e discese (non solo metaforiche) dello scienziato Alfred Charles Kinsey che studiò, durante il lasso di tempo che va dagli anni trenta agli anni cinquanta quando masturbarsi portava alla cecità e il sesso alla malattia, il comportamento sessuale degli esseri umani. Iniziò come zoologo catalogando le vespe delle galle sino a trasferire le sue capacità d'osservatore al mammifero bipede, portando alla luce il pullulante e sotterraneo d'esperienze e racconti del vissuto erotico umano. Venne sovvenzionato dalla Fondazione Rockfeller e il primo libro sul comportamento sessuale, quello dedicato ai maschietti, ebbe una risonanza e un impatto enorme su tutta la comunità americana e mondiale ma nulla se proporzionato alla pubblicazione di quello riservato all'altra metà del cielo che gli valse il ritiro dei fondi, l'attenzio-
 
 
 
sua oscura e “romanzesca” morte, calandosi in quell’alone di elementi che ispirarono Billy Wilder per la realizzazione di Viale del Tramonto. Qui egli orchestra la storia di Alfred C. Kinsey, lo scienziato che pubblicò nel 1948 Sexual Behaviour In The Human Male, seguìto pochi anni più tardi da quello sul comportamento sessuale delle donne (scandalo e ignominia) e da quello degli animali (come mostra l’amorevole postilla nei titoli di coda). La prospettiva scientifica in cui Kinsey si ritrovò a operare e restituita appieno dal film è che ogni individuo è differente da tutti gli altri, per le sue capacità e nelle sue inclinazioni. La nozione si fa ‘cognizione’ quando si prende in considerazione l’attitudine sessuale. Quei testi sconvolsero letteralmente l’opinione pubblica statunitense, imprimendo in molte persone una veloce presa di coscienza sulla propria identità sessuale, contribuendo alla liberalizzazione delle abitudini e dei giudizi in merito e soprattutto in “fatto” di sesso, stabilendo quello svincolo significativo espresso e vissuto, in maniera sempre più diffusa, soprattutto in ambito della controcultura giovanile, dall’epoca dei beatniks e degli hippies alla scena glam e punk, fino alle sedimentazioni dell’underground. Per contro negli Stati Uniti affollano associazioni più o meno istituzionalizzate (laiche, religiose o semplicemente ‘settarie’) dagli scopi edificanti, la cui voce è singolarmente e noiosamente più forte oggi che negli anni in cui la controcultura era più viva (provate a navigare tra gli argomenti di family.org, fatevi due allibite risate). Nella sua globalità l’opera di Kinsey divulga risultati statistici conseguiti mediante una fitta documentazione ottenuta “sul campo” tramite migliaia di interviste dirette. Per garantire obiettività alla indagine, Kinsey addestra gli operatori della sua equipe a un contegno professionale, un approccio fondato sulla ritenzione emotiva e sul rispetto, necessari visto l’esplicito riferimento a un argomento così intimo, e che risulti efficace a partire dalla postura e dal linguaggio reattivo del corpo. Il film ne adotta il metodo, costruisce in flashback le problematiche dell’adolescenza del dottor Kinsey e riesce a fornire allo spettatore una precisa distanza di osservazione, calandolo nell’atmosfera preparatoria con cui l’indagine viene concepita. Liam Neeson è il solito agile ‘gigante’, delicato e conciso nell’accentrare su di sé le varie sfaccettature del vissuto di Kinsey, più che un biologo un poeta della natura alla Whitman, o un medico. Perciò studia le necessità espressive psicofisiologiche dell’uomo sperimentandole e investigandole nei suoi intimi affetti. Grande complicità nella interpretazione ‘a fior di pelle’ di Laura Linney, sua moglie ideale.   ne dei maccartisti che, sintetizzando brutalmente, non sopportarono di sentirsi raccontare che le madri, le sorelle, le mogli avessero ma soprattutto praticassero, certi strani pensieri. Bill Condon (Demoni e deì) passa dal tentar di tessere un ritratto umano e sincero dello studioso supportato dalla moglie e da un fidato gruppo di collaboratori/sperimentatori delle teorie elaborate da lui stesso, al narrare con riconosciute intenzioni d'osservatore le varie fasi della vita vera e scientifica del professore ma scadendo nell'imbarazzante non tanto nella schiettezza delle immagini, dei dialoghi e dell'invidiabile apertura mentale dei protagonisti quanto nella retorica dello scienziato umanista mosso dall'altruismo e l'eccessiva faciloneria nel risolvere alcuni snodi fondamentali (la contaminazione col lato oscuro del sesso, l'intervista col perverso, il colloquio col padre) con la via subitanea di chiuse irrisolte. Non è dunque per bacchettonismo che si riporta l'attenzione sul fatto che sviscerar troppo in genere è il contraltare dell'omertà e che la misura reclama il suo posto. Non è per perbenismo ricordare che la linea tra l'ossessione e la perseveranza è sottile e elastica quanto l'imene. Per queste ragioni la soluzione suggerita che nell'amore risiede qualunque morale (seppure condivisibile) non soddisfa. Come un bel quadro che mostra ma non seduce. Come una quieta relazione, che nutre ma non sazia.
 
 
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