La commedia “Io,
lei e i suoi bambini”
presentata dai Revelation
Studios e firmata
da Brian Levant è
la riprova di come
un prodotto mediocre
e privo di originalità
possa essere campione
d’incasso negli
Stati Uniti. La trama
è di facile
lettura. Nella speranza
di entrare nelle grazie
della bella Suzanne,
una giovane mamma
divorziata, l’avvenente
Nia Long, Nick decide
d’intraprendere
un lungo e periglioso
viaggio per portare
i figli della ragazza
a Vancouver. Il tipo
è Ice Cube,
proprietario di un
negozio di collezionismo
sportivo, detesta
i bambini ma decide
di usarli come pedine
per raggiungere il
suo scopo. Verrà
invece conquistato
dalla tenacia con
cui i ragazzi lottano
per tenere insieme
i genitori divisi.
La comprensione del
senso della famiglia,
trasmesso dai figli
di Suzanne, rimane
l‘unico significato
del film trasformando
Nick da scapolo inte-
gerrimo
ad affettuoso
papà.
Dopo
aver
menzionato
la prova
offerta
da una
talentuosa
Aleisha
Allen
che
ci delizia
con
una
performance
di Respect
degna
di Aretha
Franklin
non
rimane
altro
da sottolineare
se non
un film
frammentario,
noioso
e retorico.
L’inserimento
di Ice
Cube
in una
commedia
di genere
è
la sola
“trovata”
di una
pellicola
che
resta
ben
lontana
da una
dignitosa
sufficienza.
Il tentativo
dell'at-
tore-musicista
americano,
qui anche
produttore
del film,
di proporsi
in una nuova
veste risulta
anonimo e
ci consegna
una prova
grossolana
e noiosa.
Dal punto
di vista drammaturgico,
l’evoluzione
del protagonista
è banalmente
proposta,
la storia
d’amore,
tragicamente
sciropposa,
è particolarmente
ruffiana e
le trovate
comiche sono
scontate e
ripetitive.
Tutto questo
fa di “Io,
lei e i suoi
bambini”
la tipica
commedia rivolta
ai più
piccoli che
dovrebbero
essere però
accompagnati
al cinema
da baby-sitter
ben retribuite.
(di Emanuele
Pierozzi)