HOTEL RWANDA
 

recensione hotel rwanda

 
Ha radici profonde, alimentate dal colonialismo, il genocidio interetnico Tutsi-Hutu. I primi, ricchi proprietari terrieri e allevatori giunti dall' Etiopia, da minoranza imposero un sistema feudale. Arrivo' poi il dominio dei Belgi, che si servirono di loro, somaticamente piu' occidentali, privilegiandoli ed acuendo le tensioni (per esempio attraverso l' introduzione di carte d' identità rimarcanti, a caratteri cubitali, la divisione in etnie). Dopo alterni massacri, nel '94 gli accordi di pace, ma l' omicidio del presidente Habyarimana diede il via alla mattanza: 1 milione di morti in 100 giorni, con armi vendute, tra gli altri - sentiamo nel film - dalla Francia. Il mondo non intervenne per un paese privo di grandi interessi economici, basato sull' agricoltura, maggioranza della popolazione sotto la soglia della povertà, più della metà siero-  
 
positiva e dove l' aspettativa di vita non raggiunge i 40 anni. In Terry George l' interesse per storie in funzione civile inizia dall' Irlanda (coautore insieme a Jim Sheridan di "nel nome del padre" sui "4 di Guilford", e del valido "una scelta d' amore", sul tragico sciopero della fame di Bobby Sands, sua prima regia). In Belgio per conoscere Paul Rusesabagina, va' con lui in Rwanda e racconta (nomination alla sceneggiatura) la vicenda di quest' uomo, formatosi nel settore alberghiero europeo; Hutu sposato con una Tutsi, arriva a dirigere il "mille collines hotel" nel pieno della carneficina. Inizialmente preoccupatosi solo della salvaguardia della sua famiglia, rischiera' la vita per ospitare - salvandole - quasi 1300 persone, nell' amara scoperta di essere considerati spazzatura dall' uomo bianco. Patrocinata da Amnesty International, un' opera il cui pregio principale e' nell' essere risarcimento dell' indifferenza ed avere attori immedesimati, fra tutti un Don Cheadle ("boogie nights", "traffic", "the assassination") nomination come protagonista. Affannata e cronachistica, costringe al terrore impotente davanti all' incombente minaccia dei gruppi sanguinari, senza bisogno di mostrare efferatezze.

(di Fedro)
 
 
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