I HEART HUCKABEES
 

i heart huckabees recensione

 
Parlare di 'I heart Huckabees' e’ come cercare di definire tutti gli ingredienti, spezie comprese, di un ricco minestrone dall’aspetto esotico, ma dal sapore nostrano. In effetti il regista ed ideatore del film, David O. Russell ('Amori e Disastri', 'Three Kings') ci porta a vivere un flusso incessante di eventi bizzarri non sintetizzabile senza necessariamente tralasciare qualche particolare che piu’ o meno influenza il senso del film. Il “cuore” dell’opera e’ racchiuso nei suoi personaggi, o meglio nel conflitto interiore che ciascuno di essi vive esternandolo con modalita’ assai differenti . Albert Markovski (Jason Schwartzman) e’ l’alter ego di Russell. Si chiede quale sia il senso dell’esistenza sempre che un senso esista. Dalle sue domande piu’ profonde ne scaturiscono sia comportamenti vivaci come l’attivismo ambientalista sia l'inquieta ri-  
 
cerca di una soluzione ad un groviglio di vita che intrappola molti trentenni di oggi . L’originalita’ dell’opera emerge in questa fase quando il film deve intraprendere percorsi introspettivi attraverso la conflittualita’ di pensieri e sentimenti: gli occhi metafisici con cui Albert cerca di analizzare se stesso sono due bizzarre figure che di professione fanno i detective esistenziali. Scopriamo con piacere un Dustin  
Hoffman perfetto nei panni dello stravagante Bernard a cui fa eco una formidabile Lili Tomlin, alias Vivian. La costruzione della coppia e’ perfetta in quanto ad equilibrio dei ruoli ed intensita’della recitazione. Attraverso Vivian e Bernard si affrontano temi pesanti con la leggerezza di due eccentrici signori di mezzeta’ che alternano frasi di filosofia ad effusioni furtive, ricerche scrupolose ad improbabili intercettazioni ambientali. Caricando i generi e le situazioni Russell prende in giro la societa’ del XXI secolo: un poeta-ambientalista incompreso ed eterno perdente, un vigile del fuoco svalvolato dall’11/9, un rampante manager imprigionato dal suo modo di apparire vincente ad oltranza, un’ attricetta tipo Barbie che rivendica la propria esistenza interiore. Un’altalena di emozioni che oscilla tra la comicita’ naturale dei detective e di varie situazioni improbabili ed il dramma umano dei quattro in crisi. Questo “minestrone” trova in Isabelle Hurpert la spezia piu’ vivace. Nei panni di Caterine Vauban incarna la rivale filosofica dei due detective esistenziali contrapponendo al loro senso magico ed unitario del Cosmo una visione cruda e molto disincantata della vita caricandosi di un fascino morboso quasi ad ergersi ad icona del proprio pensiero. Equilibrio tra Yin e Yang, nichilismo, ambientalismo, pacifismo...l’elenco dei temi sfiorati, trattati e calpestati sarebbe lunghissimo. Eppure, se a qualcuno potra’ sembrare il regno del Caos I heart Huckabees, e’ piuttosto una fiaba moderna sul senso della vita che troppo spesso ci sfugge per dare spazio alla superficialita’ dell’apparenza ed al trambusto delle circostanze. La spruzzata di umorismo che condisce tutta la storia e’ lo sguardo disincantato ed a volte compiaciuto del suo autore. La recitazione eccellente dei protagonisti, una colonna sonora piacevole e non invasiva, le luci ed i colori studiati nei minimi dettagli (da notare che il rosso compare solo tre volte in tutto il film) completano il profilo di un film che va assolutamente visto. Magari due volte.

(di Christian Cinetto)

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