IL GIRO DEL MONDO IN 80 GIORNI
 

recensione

 
Quella che si puo’ considerare la terza versione cinematografica del famoso romanzo di Jules Verne e’ anche quella che e’ piu’ lontana dalle esotiche e visionarie vicende datate 1872. (La prima versione del 1956 fu premiata dall’ Academy, la seconda una mini serie TV del 1989 con Pierce Brosnan). Frank Coraci, regista di commedie non brillantissime come 'Waterboy' e 'Prima o poi me la sposo' e’ stato chiamato a dirigere una storia a fumetti piu’ che un’action movie. Il viaggio, motivo cardine del libro e fonte di ispirazione per l’uomo di tutte le epoche, non e’ il motore della storia, ma lo si percepisce molto di piu’ come un pretesto per creare situazioni surreali che si susseguono in luoghi dalle culture piu’ diverse. Il geniale inventore inglese Phileas Fogg (Steve Coogan), incompreso dai membri della reale acca-  
 
demia delle Scienze scommette di compiere il giro del mondo in soli 80 giorni. Suo aiutante il bizzarro servitore cino-francese Passepartout (Jackie Chan) che ha una ragione alquanto singolare per fargli da accompagnatore. Attraverso 10 paesi differenti, per raggiungere i loro scopi dovranno superare le situazioni piu’ bizarre. A far loro compagnia Monique, una immancabile graziosa artista con sete d'avventu-  
ra (Cecile de France). Coraci dirige situazioni comiche riuscite molto piu’ per l’indovinata accoppiata Coogan-Chan che per il loro potenziale comico. Lo humour inglese di Coogan, perfetto nel ruolo del genio imbranato (e’ un mistero il perche’ Holliwood lo trascuri) ben si abbina al dinamismo non piu’ esplosivo, ma sempre stilisticamente impeccabile di Chan. Molte scene di azione hanno la tensione di una scazzottata alla Bud Spencer, e Chan quando non e’ troppo supponente riesce a dare brillantezza al suo personaggio. L’intreccio e’ debole nel suo sviluppo, ci si ricorda che Fogg deve fare una corsa contro il tempo, ma non si dubita mai della sua riuscita, ne’ ci si stupisce di come risolva le situazioni piu’ complesse. La storia, che come dicevamo e’ un accavallarsi di episodi, e’ spesso inconsistente anche quando avrebbe le carte in regola per fare infiammare l’abbinata humor-azione. I produttori, Lieberman e Badalato, hanno investito 110 milioni di dollari per dar vita ad un progetto fatto di ingredienti dalla sicura presa sul grande pubblico : un titolo caro a chiunque, paesaggi esotici, cast popolare; si ricorre abbondantemente al Cameo, tra i tanti vediamo l’ultima apparizione sugli schermi del neo governatore della California Schwarzennegger, in veste demenziale. Un film d’intrattenimento che fa ridere e non annoia, ma non fa sognare. Neanche i piu’ piccoli. Per questo ci si puo’ rifare con una manciata di Euro ed un salto in libreria; dal 1872, nonostante l’avanzare della tecnologia ed il mondo che ci pare poco piu’ grande delle dimensioni del nostro quartiere, ci si emoziona ancora sulle pagine dell’originale Il giro del mondo in 80 giorni. (di Christian Cinetto)
 
 
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