Universo casalingo
in una cittadina francese
degli anni '30. Emanuelle
Devos ("l' avversario",
"sulle mie labbra")
impersona Elisa, donna
- sostanzialmente
sola e circondata
da silenzio - di una
marcata fisicita'
nel corpo solido,
nello sguardo osservatore,
nel contatto con Gilles,
i bambini, l' abitazione,
il cibo, nel respirare
il cielo e le stagioni.
Incinta e madre di
2 gemelle, scopre
che la sorella Victorine
e' amante di suo marito.
Lui, egoista ed inetto,
si aspettava una scenata
e l' abbandono del
tetto coniugale, Victorine
le rimprovera di non
averlo "seguito"
e la chiesa, il cui
spirito e' riassunto
nella statua del martirio
di san Sebastiano,
alla richiesta d'
aiuto impartisce penitenza
e chiude seccamente
la grata del confessionale.
Lei vuole tenersi
il suo uomo, e cio'
comporta costringere
le pulsioni ad
implodere,
umiliarsi,
accettare
la gelosa
violenza
sotto
i suoi
occhi;
ma anche
riuscendo
a riconquistare
una
parvenza
di normalita'
domestica,
l' equilibrio
interno
e' ormai
incrinato.
La sceneggiatura
a piu'
mani
- basata
sull'
omonimo
romanzo
di Madeleine
Bourdouxhe
- e
la regia
rendono
il durevole
tempo
della
storicizzazione,
la vita
scarna
e dura,
il dominio
della
materialita',
la condizione
femminile
segnata
l
'attonito
rispetto verso
chi, ad un
prezzo estremo,
mette in atto
un potente
e disperato
no.