GARFIELD
 

garfield recensione

 
Il mito di Garfield arriva al cinema dopo anni di onorata carriera come striscia di fumetto su migliala di quotidiani in tutto il mondo e una serie di cartoni animati. Il debutto è stato possibile grazie ai prodigi del digitale, che è riuscito a introdurre nel mondo reale, il gatto più pigro e indolente del mondo. Carismatico come un piccolo bullo di periferia, il mondo gira attorno a Garfield, a partire da un padrone timido, educato e premuroso, per finire agli altri gatti del quartiere. Le cose cambiano quando in casa entra Odie, un delizioso cagnolino regalo della bella veterinaria al suo padrone e che inizia a rubargli la scena. Perfidamente, Garfield provoca la scomparsa di Odie, ma un complesso di colpa gigantesco lo costringe ad abbandonare la sua proverbiale pigrizia per rintracciarlo. Chi ama il famoso felino, troverà molto somigliante il suo  
 
alter ego cinematografico anche se nel passaggio su grande schermo sembra ammorbidito quell'umorismo graffiante prodotto da motti brevi e arguti che sono un suo marchio indelebile. Per quanto riguarda il mescolamento tra animazione digitale e il set reale, sembra che ci sia una lenta ma sensibile perdita di qualità durante tutto il film; si parte con una eccellente scena di Garfield che si precipita sul letto del  
padrone per svegliarlo, ma poi a poco a poco iniziano a manifestarsi diverse imperfezioni.

(di Fabrizio Liberti - Film TV)

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