Il mito di Garfield
arriva al cinema dopo
anni di onorata carriera
come striscia di fumetto
su migliala di quotidiani
in tutto il mondo
e una serie di cartoni
animati. Il debutto
è stato possibile
grazie ai prodigi
del digitale, che
è riuscito
a introdurre nel mondo
reale, il gatto più
pigro e indolente
del mondo. Carismatico
come un piccolo bullo
di periferia, il mondo
gira attorno a Garfield,
a partire da un padrone
timido, educato e
premuroso, per finire
agli altri gatti del
quartiere. Le cose
cambiano quando in
casa entra Odie, un
delizioso cagnolino
regalo della bella
veterinaria al suo
padrone e che inizia
a rubargli la scena.
Perfidamente, Garfield
provoca la scomparsa
di Odie, ma un complesso
di colpa gigantesco
lo costringe ad abbandonare
la sua proverbiale
pigrizia per rintracciarlo.
Chi ama il famoso
felino, troverà
molto somigliante
il suo
alter
ego
cinematografico
anche
se nel
passaggio
su grande
schermo
sembra
ammorbidito
quell'umorismo
graffiante
prodotto
da motti
brevi
e arguti
che
sono
un suo
marchio
indelebile.
Per
quanto
riguarda
il mescolamento
tra
animazione
digitale
e il
set
reale,
sembra
che
ci sia
una
lenta
ma sensibile
perdita
di qualità
durante
tutto
il film;
si parte
con
una
eccellente
scena
di Garfield
che
si precipita
sul
letto
del
padrone
per svegliarlo,
ma poi a poco
a poco iniziano
a manifestarsi
diverse imperfezioni.