FUGA DAL NATALE
 

Recensione fuga dal natale

 
Tratto dall’omonimo romanzo breve di John Grisham, diretto dal fondatore dei Revolutions Studios, il produttore Joe Roth (in passato a capo per anni della 20th Century Fox e della Walt Disney) e su sceneggiatura di Chris Harry Potter Columbus, Fuga dal Natale è esattamente quel “film per famiglie” meritato da quella fetta di pubblico in cerca puramente di svago. La comicità è piana e garbata sul piano realistico ed è puntualmente stucchevole nel viraggio satirico e demenziale, ma non mancherà di divertire la maggior parte degli spettatori che sceglieranno il film. Il target della risata sarebbe riservato ai bimbi, e neanche a tutti loro. D’altronde sappiamo bene quanto una mano più raffinata non renderebbe altrettanto al botteghino. Ed è infatti in una confezione dalle gags da cartone animato, americano e politicamente cor-  
 
retto che si ritrovano Tim Allen, qui alla sua terza commedia d’argomento natalizio, e Jamie Lee Curtis alle prese con una situazione grottesca da loro stessi creata. Due coniugi con figlia adolescente per la prima volta lontana da casa perché da mesi in trasferta “umanitaria” in Perù col gruppo scout dei Peace Corps, decidono di sottrarsi al tour de force dei preparativi natalizi pianificando un intimo e liberatorio viaggio ai  
Caraibi, a conti fatti addirittura meno costoso di “regali”, “addobbi”, “inviti” e “cenone”. Come da copione all’ultimo momento sono allertati dal rientro a casa della figliuola, accompagnata per l’occasione da un fidanzato in odore di nozze, per giunta curioso di vivere un Natale “tradizionale” made in USA. L’evento vedrà finalmente coinvolti gli abitanti dell’intero comprensorio, inizialmente sconcertati, scandalizzati e offesi per il premeditato disimpegno della famiglia Krank, a organizzare tutti insieme in poche ore il consueto festone del 24 dicembre nella loro villa. E’ fastidioso non poter riscontrare, al di là di una diffusa piacevolezza, almeno un poco di verace corrosività in un prodotto obbligato e di massa. Gli attori offrono un buon intrattenimento, comunque, peccato Dan Aykroyd risulti segregato a momenti puramente funzionali alla propria maschera, quella del “tradizionalista” convinto, senza poter emergere a vero antagonista e co-protagonista; il film ne avrebbe sicuramente giovato soprattutto nella scontatissima esecuzione della seconda parte. Note e curiosità: Cast approvato, come da prassi, da Grisham. Ambientato in un quartiere abbiente fuori Chicago (di cui si riconosce la metropolitana all’aperto, la stessa salvata da Spidey in Spiderman 2), il film ha avuto grande successo nei sobborghi d’America. Tale quartiere è stato interamente costruito in California per l’intera logistica del film, lasciando così un vasto teatro di posa ad uso della casa di produzione. Visto il successo il film è in odore di seguiti sulle altre festività statunitensi. (di Marco Raduini)
 
 
   
 

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