I fratelli Farrelly
sostengono che nel loro
film (un progetto amorevolmente
sostenuto e affinato per
più di una dozzina
d'anni) il casting è
quasi tutto. In parte è
vero perché Matt
Damon e Greg
Kinnear, i due
gemelli siamesi Bob e Volt
che dal loro fast-food in
quel di Martha's Vineyard
arrivano ad Holiywood per
soddisfare le ambizioni
attoriali di uno dei due,
tra star scoppiate, una
Cher simulacro
di un organismo geneticamente
modificato senza più
biglietto di ritorno, star
ammirate, Meryl Streep,
e stelline in attesa del
provino giusto, Eva
Mendes, sono il
fluido principio motorio
di questa commedia sulla
dolcezza di essere dei freak
(stella polare del cinema
farrelliano) e sul mondo,
portatore di molti handicap,
dello spettacolo. Il film
è più un exploit
di prostetica (il trucco
speciale usato per icapsulare
in un involucro gommoso
i
due protagonisti
) che un inedito
capitolo di
estetica comica.
Infatti, da
Tutti
pazziper
Mary
in qua, l'irriverenza,
lo sberleffo,
la cattiveria
cattiveria
sono in parte
smorzati.
La perfidia
umoristica
si è
smussata,
quasi spuntata.
Se Amore a
prima svista
è l'elogio
scorretto
della bellezza
dell'anima
in un mondo
svilito dal
look e dall'esteriorità,
Fratelli per
la pelle,
in cui non
mancano gag
e sketch spiritosi,
la voglia
di coccole
familiari
investe il
sodalizio,
l'intesa
monozigotica. Tutti
sono (siamo) spettatori
e protagonosti di
una vita-musical.
(di Enrico
Magrelli - Film TV)