I FATTI DELLA BANDA DELLA MAGLIANA
 

recensione

 
Ci sono due cose che sarebbe bene sapere prima di vedere questo film. La prima è che è stato girato quasi interamente nel carcere romano di Rebibbia. La seconda è che quattro dei suoi protagonisti sono detenuti veri. La storia della famosa banda della Magliana, che terrorizzò il nostro paese per circa un ventennio a partire dagli anni ’70, è tutta narrata dal regista in prima persona attraverso le parole di un pentito che rievoca, in un’atmosfera quasi surreale, gli spettri dei suoi ex-compagni, vivi o morti che siano. Questi intervengono a loro volta nel racconto, comparendo da una porta della sala dove sta avvenendo l’interrogatorio, e spesso correggono le sue parole o raccontano i fatti che li riguardano più da vicino. Tutto ciò litigando continuamente fra di loro in dialetto romanesco, cosa che avvicina il film ad  
 
un certo verismo italiano. La banda non viene sconfitta dalla polizia, ma si può dire che si autodistrugge proprio nel momento del suo massimo splendore, in un crescendo di faide interne e vendette fra i vari componenti i quali, rievocati dal resoconto del pentito, si accusano a vicenda della propria morte o rovina. Sono parecchi anni che il regista, Daniele Costantini, si interessa alla storia di questa famosa gang criminale: il film è infatti tratto dalla sua opera teatrale “Chiacchere e sangue”, sempre ispirata alle vicende del gruppo romano. Il titolo di questo spettacolo rispecchia bene anche l’essenza della trama di “Fatti della banda della Magliana”, tutta basata sulle parole dei suoi protagonisti (le loro “chiacchere”) e sul sangue versato dal loro gruppo nel giro di un ventennio. E l’opera mantiene un certo tratto teatrale in tutto il suo svolgimento e nella sua ambientazione. La presenza di Leo Gullotta, che vi recita una piccola parte, impreziosisce il film e vuole essere il tributo di un grande attore a questo tipo di cinema italiano “fai da te”, che spesso meriterebbe molto più di quanto gli venga generalmente riconosciuto. (di Laura Gobbo)


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